2014-01-29 17:20:41

Perugia. Inaugurato il "Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza"


Inaugurato mercoledì pomeriggio a Perugia il “Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza”, pronto ad accogliere chi è in difficoltà. Quarantotto le persone che potranno essere ospitate in sei ampi appartamenti, ma il Villaggio offrirà anche ascolto, assistenza medica, alimenti e generi di necessità. E ancora, attività dirette a favorire l’educazione alla convivenza tra le persone e opportunità di volontariato. Adriana Masotti ne ha parlato con Daniela Monni, direttore della Caritas perugina:RealAudioMP3

R. – E’ un po’ un villaggio, proprio come dice il nome, perché è fatto da più unità. E’ una grande palazzina che ci è stata data in comodato per 20 anni dalla Provincia dei Frati Cappuccini. Si compone di sei appartamenti, una grande lavanderia. Al piano terra c’è il Centro d’ascolto della nostra Caritas diocesana, la sede dell’Associazione perugina di volontariato che raggruppa tutti i volontari che animano sia il carcere, sia l’ospedale in città, e al piano seminterrato ospiterà poi un emporio solidale: quindi, sono tante cose diverse che vengono unite in questo posto e tutto questo è successo un po’ per caso …

D. – Cosa vuol dire “per caso”?

R. – Per caso perché, come Caritas diocesana, non avevamo un posto per lo stoccaggio dei viveri quando ci venivano donati. Quindi, avevamo chiesto al nostro vescovo, mons. Bassetti, se potevamo trovare qualche posto in diocesi. Quasi un anno fa, ci dice: “Forse l’abbiamo trovato, un posticino…”. Sono andata a vederlo, pensando di andare a vedere un piccolo garage, e invece c’erano tutti questi spazi… quasi 2.000 metri. E così, un pezzetto per volta, l'abbiamo attrezzato: ad esempio, l’emporio è stato finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, lo stabile, che non si presentava agibile, ha avuto il contributo della Conferenza episcopale italiana… Tante cose che pian piano si sono unite. Anche la disponibilità dei medici cattolici a collaborare con noi e quindi c’è anche un consultorio dove loro verranno… Sono quindi diverse le organizzazioni che ci hanno dato la disponibilità per collaborare a questa opera che è un’opera della Provvidenza, proprio come recita il suo nome: “Sorella Provvidenza”.

D. – Questo villaggio potrà ospitare persone o famiglie: quante e chi?

R. – Negli appartamenti arriviamo a 48 posti letto. Si è pensato soprattutto a famiglie che si trovano magari in uno stato improvviso di crisi anche a causa, purtroppo, della perdita del lavoro e che ovviamente non sono proprietari di casa. E’ una sistemazione in ogni caso temporanea per uno o due anni: infatti, noi collaboriamo con le istituzioni e quindi siamo una sorta di cuscinetto in questo spazio, per accompagnare le persone in un momento non semplice.

D. – Il personale che lavorerà per le varie necessità del Villaggio è tutto volontario?

R. – E’ ovvio che una struttura di questo genere non si può reggere soltanto su personale dipendente, perché altrimenti sarebbe ingestibile, per questo beneficia anche della presenza di tanti volontari. Abbiamo questa co-presenza che è una grande ricchezza.

D. – Voi dite che questo Villaggio vuol essere anche un luogo dove ci si educa alla convivenza: in che senso?

R. – A noi, hanno colpito molto le parole che dice spesso il Papa – chiedere “permesso”, dire “grazie” e “scusa” – e abbiamo detto che dovrebbero essere un po’ il pilastro della convivenza in questa opera che altrimenti potrebbe essere non facile. Però, è proprio la parte educativa quella che a me sta tanto a cuore. C’è una sala molto bella nella quale noi abbiamo intenzione di svolgere incontri educativi, sia per gli operatori, per le Caritas parrocchiali, ma anche per le persone, perché chi viene spesso non ha bisogno solo di “cose”, ma ha bisogno di essere accompagnato a leggere una povertà piuttosto che ad affrontarla. Quindi, è un Villaggio dove non si verrà a prendere solo il pacco o a fare la spesa con la tessera a punti: è un luogo dove si viene per portare e per ricevere.

D. – Che cosa vuole rappresentare questa opera nel contesto del vostro territorio?

R. – Guardi, di fronte alle cifre bruttissime della disoccupazione e della povertà anche nella nostra regione, ci sembrava che l’unica cosa che si potesse contrapporre fosse un segno, un dono. Di sicuro, questo non risolve i problemi della povertà a Perugia, però ci auguriamo che sia un segno che richiami la città a questo dono permanente, perché potrà andare avanti – quest’opera – solo nella misura in cui si scommetterà la vita di tante persone, sia per il tempo sia per le risorse.


Ultimo aggiornamento: 30 gennaio







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