Israele: slitta la sentenza della Corte sul muro a Cremisan. Il parroco: chiediamo
giustizia
Si dovrà attendere forse la prossima settimana, per la sentenza, attesa per ieri,
della Corte Suprema israeliana circa la costruzione di una parte del muro nella zona
adiacente il villaggio di Beit Jala, nella valle di Cremisan. Si tratta di un’ importante
zona fertile nell’area di Betlemme, fonte di reddito per le famiglie palestinesi cristiane
che vi abitano. Nell’eventuale edificazione, e nella conseguente espropriazione delle
terre da parte degli israeliani, verrebbero coinvolti anche due monasteri salesiani.
La municipalità di Beit Jala ha fatto ricorso, e ieri all’udienza era presente anche
il parroco, padre Ibrahim Shomali.Francesca Sabatinelli lo ha raggiunto
telefonicamente:
R. - Stiamo
aspettando le decisione della corte suprema, che stabilirà se i cristiani locali perderanno
completamente i loro terreni, o no. Vogliamo veramente che la giustizia abbia corso
e per noi la giustizia è che i terreni dei cristiani rimangano con Beit Jala.
D.
- Se il muro dovesse essere costruito sulla terra di Beit Jala quale sarà il danno
per i cristiani?
R. – La perdita dei terreni, dunque la perdita del futuro
dei loro bambini che non potranno rimanere in Terra Santa. Inoltre la perdita dei
terreni agricoli per sempre, anche se gli israeliani ci dicono che lasceranno una
porta per il passaggio degli agricoltori cristiani. Il danno sarà perdere la missione
e l’identità della nostra comunità cristiana in Terra Santa a Beit Jala.
D.
– Sono coinvolti anche due conventi salesiani …
R. – Sì, il convento dei frati
salesiani che fanno il vino, con l’impiego di lavoratori cristiani locali, e anche
le suore salesiane che hanno una scuola per i bambini cristiani e musulmani, nella
zona di Betlemme. Se il muro sarà costruito come deciso dalla prima Corte saranno
separati: i due conventi, ma non solo, anche i lavoratori dal posto di lavoro, e poi
il terreno delle suore salesiane sarà da una parte e il monastero dall’altra. Dunque,
il futuro della scuola sarà impedito.
D. – Avete parlato con le autorità israeliane
che vi hanno detto che Israele vuole costruire il muro per garantire la propria sicurezza…
R.
– Abbiamo parlato con le autorità israeliane così come con quelle palestinesi, ma
non abbiamo avuto neanche una risposta, ci è solo stato detto: ‘andate al tribunale
e parlate lì’, ed è quello che stiamo facendo.
D. – Oggi avete trascorso la
mattinata in Corte Suprema, secondo lei quale potrebbe essere il verdetto?
R.
– A dire la verità i sentimenti sono contrastanti, come cristiani dobbiamo essere
ottimisti, ma allo stesso tempo sappiamo che il giudice è nostro avversario, quindi
non ci aspettiamo molto da questa Corte. Speriamo che il Signore cambi la mente dei
capi politici, perché la questione è politica, non è solo giudiziaria, o legale, la
politica gioca molto in questa zona. La costruzione del muro serve a prendere i terreni
per allargare la grande Gerusalemme e allargare la colonia di Gilo, ecco perché la
questione è politica. Contiamo molto sulla vostra preghieram, perché il Signore ci
ascolti.