Ucraina: Ianukovich e opposizioni a colloquio. Speranze di distensione
Spiragli di distensione in Ucraina. Nonostante non vi sia ancora nessun risultato
concreto, ieri il presidente Ianukovich, fortemente contestato dalle nei giorni scorsi
dai manifestanti europeisti, ha incontrato i leader delle opposizioni. Tra i temi
in discussione: le riforme costituzionali, l’amnistia per i dimostranti arrestati
e l’abolizione delle leggi anti-sommossa. Intanto, grande attesa per la riunione odierna
del Parlamento di Kiev. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:
Oggi potrebbe
essere il giorno della verità in Ucraina. Alle 10 si riunisce la Rada in sessione
straordinaria. Non si sa ancora se il governo Azarov presenterà la proprie dimissioni,
permettendo la formazione di un Esecutivo tecnico o di unità nazionale. I capi delle
opposizioni non hanno accettato le offerte di Janukovich per formare un nuovo governo.
Il presidente è d’accordo per emendare l’attuale Costituzione e tornare alla Legge
fondamentale del 2004. Si dovrebbe definire un iter per la sua riforma ed approvare
l’amnistia per le persone arrestate in questi giorni. Si dovrebbe discutere poi della
modifica delle leggi anti-manifestazioni, approvate il 16 gennaio scorso. In aula
saranno presenti i tre presidenti ucraini post sovietici. Il timore è che colpi bassi
e risse facciamo perdere ulteriore tempo, mentre nel Paese la situazione dell’ordine
pubblico è pesante.
Ma come la Russia guarda all’evolversi della crisi ucraina?
Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Aldo Ferrari, esperto di area ex
sovietica e docente alla Ca’ Foscari di Venezia:
R. – Dal punto
di vista di Mosca, si tratta di un’evoluzione molto preoccupante, nel senso che con
le sommosse precedenti Putin era riuscito sostanzialmente a distogliere l’Ucraina
dal trattato di associazione con l’Unione Europea, finalizzato a concedere a Kiev
un grossissimo prestito, che avrebbe ampiamente dato la possibilità all’economia ucraina
di risollevarsi. Adesso non solo le violenze, ma la sensazione che il presidente Yanukovich
non sia in grado di controllare la situazione e sia disposto a cedere la mano all’opposizione,
chiaramente rimette in discussione tutto quello che sembrava essere un sostanziale
successo di Mosca. Evidentemente la Russia, a questo punto, è preoccupata e sta cercando
di rimediare, in qualche modo, a quello che dal suo punto di vista è un’evoluzione
assolutamente negativa della situazione.
D. – Dal punto di vista energetico,
Kiev dipende quasi totalmente da Mosca. La Russia potrebbe utilizzare questo argomento,
per influenzare in qualche modo l’evolversi della crisi ucraina?
R. – La Russia
lo ha già fatto, lo sta facendo e lo farà anche in futuro. La leva energetica è la
principale, se non l’unica, insieme ovviamente agli armamenti nucleari, di cui la
Russia dispone per fare politica internazionale. Se ne sta servendo ampiamente e da
questo punto di vista l’Ucraina è quanto mai vulnerabile. Senza un accordo con la
Federazione russa molto difficilmente, sia a livello politico che economico, l’Ucraina
potrà uscire da questa crisi che l’attanaglia.
D. – Per ora l’Unione Europea
sembra stare a guardare. Occorrerebbe invece da parte di Bruxelles un atteggiamento
un po’ più concreto?
R. – Dal mio punto di vista Bruxelles ha la gravissima
responsabilità di avere suscitato nella popolazione ucraina delle speranze, che non
è poi concretamente in grado di supportare. L’Unione Europea non è in grado di accollarsi
l’onere di un’Ucraina con un’economia gravemente arretrata, indebitata e poco compatibile
con i parametri comunitari. Da questo punto di vista, spingere buona parte della società
ucraina ad un confronto così violento pare essere poco prudente e poco equilibrato
da parte dell’Unione Europea. Chiaramente, di fronte a violenze di questo tipo, sarebbe
necessario che Bruxelles facesse sentire la sua voce, ma, a mio giudizio, in maniera
più prudente, più equilibrata di quanto non abbia fatto finora. Bruxelles è in parte
responsabile dell’aggravamento della situazione in Ucraina, a mio giudizio.