Svizzera: Chiesa condanna l'iniziativa contro "l'immigrazione di massa": riduce l'uomo
a merce
“Le persone non sono merce”: è molto chiaro il titolo che la Commissione Giustizia
e pace della Conferenza episcopale svizzera (Ces) pone alla nota diffusa lunedì. Il
documento si riferisce alla così detta “iniziativa contro l’immigrazione di massa”,
promossa da alcuni partitici politici svizzeri e che chiede allo Stato di porre limiti
ai migranti, fissando tetti massimi al rilascio di permessi per stranieri e richiedenti
l‘asilo. La proposta, che sarà sottoposta al voto della popolazione il prossimo 9
febbraio, è stata osteggiata dalla Chiesa in più occasioni. “Dal punto di vista cristiano
– spiega Giustizia e pace – le preoccupazioni e gli obiettivi di tale iniziativa tradiscono
una visione dell’uomo discriminatoria e discutibile”, che considera la persona umana
“unicamente dal punto di vista della sua utilità economica, riducendola allo stato
di merce”. Non solo: la nota sottolinea come tale proposta “non ammetta che i lavoratori
stranieri abbiano alcun diritto, aprendo le porte a possibili abusi” e “disumanizzando
l’uomo e la donna, perché parla genericamente di massa”. Tale iniziativa, ribadiscono
quindi i vescovi elvetici, “è contraria all’idea cristiana fondamentale secondo la
quale l’economia deve essere a servizio dell’uomo e non viceversa”. La nota dei presuli
mette poi in guardia dall’isolamento che l’approvazione di tale proposta potrebbe
comportare per la Svizzera, proprio in un momento in cui “il Paese ha più bisogno
dell’Europa” e “l’Europa necessita del contributo del Paese”. Infine, la Ces sottolinea
che “certi diritti dell’uomo come quello d’asilo o il diritto alla famiglia non sono
negoziabili in nome dell’economia”, perché “secondo la visione cristiana, ogni uomo,
soprattutto colui che è in difficoltà, che è perseguitato o in fuga, è creato ad immagine
e somiglianza di Dio”. (I.P.)