Il vescovo di Pordenone su Electrolux: vertenza sottovalutata, la politica si interessi
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Preoccupazione per la vertenza Electrolux. Per superare la crisi, l’azienda propone
un taglio dei salari di 130 euro al mese. Gli operai degli stabilimenti interessati,
Susegana in Veneto e Porcia in Friuli, sono scesi in sciopero e i sindacati ribadiscono
la richiesta che la vertenza sia presa in carico dalla Presidenza del Consiglio. Per
oggi il ministro Zanonato ha convocato le parti a Roma. Alessandro Guarasci
ha sentito il vescovo di Concordia-Pordenone, mons. Giuseppe Pellegrini:
R.
– La crisi dell’Electrolux si inserisce in una crisi produttiva di tutto il territorio:
sono tantissime famiglie che stanno soffrendo e tantissime comunità. Oltre all’aspetto
economico in sé, c’è anche un forte problema antropologico di identità. Dobbiamo ricordare
che la Zanussi è stata alla base – possiamo dire - dello sviluppo di tutta la città
di Pordenone e del territorio connesso: andando in crisi questa fabbrica storica,
tantissimi cominciano anche a perdere un po’ quella speranza e quelle prospettive
che avevano costruito in questi anni. Ecco perché come Chiesa e come comunità cristiana
siamo preoccupati: stiamo vedendo tantissima gente soffrire economicamente, ma soprattutto
stiamo vedendo tantissima gente che sta perdendo la speranza.
D. – Il ministro
Zanonato ha detto che lo stabilimento di Porcia non chiuderà. E’ una vertenza che
si è in parte sottovalutata?
R. – Sì, per questa attività ma anche per tante
altre attività. Dobbiamo ben dire che il Friuli Venezia Giulia - a livello di popolazione
- è piccola come regione: è un po’ ai confini, è una delle periferie… Ecco perché
speriamo che da parte della politica ci sia anche un più forte interessamento a questo
territorio.
D. – Lei vede nella vostra Caritas, nella vostra diocesi un aumento
delle richieste di aiuto da parte delle famiglie in questo periodo?
R. – Come
no, come no! Tantissimo, tantissimo! E’ già un paio di anni che abbiamo costituito
un fondo di solidarietà messo insieme dai presbiteri: tutti noi preti ci siamo autotassati
di uno stipendio l’anno da offrire proprio per questo fondo di solidarietà. E questo
per essere più vicini concretamente ai vari tipi di bisogni, ma anche per pensare
a qualche altra forma più precisa di solidarietà, anche per quelle persone che stanno
perdendo la loro professione e il loro lavoro.