300 donne arrivate da Ziguinchor, Kolda e Sedhiou si sono date appuntamento a Dakar
per spingere il governo a stabilire un calendario dei negoziati per una pace definitiva
in Casamance: lo riferisce la stampa senegalese, aggiungendo che l’altro obiettivo
è coinvolgere tutte le senegalesi nella risoluzione del conflitto armato in atto dal
1982 nella regione meridionale. “Ci troviamo in un periodo che non è né di pace né
di guerra. Tutte insieme dobbiamo chiamare i belligeranti a sedersi attorno ad un
tavolo negoziale. Le popolazioni vogliono la pace, le parti coinvolte dicono di volere
la pace quindi non capiamo perché non è stato fissato ancora nessun calendario” ha
detto Seunabou Male Cissé, presidente della commissione per il dialogo della Piattaforma
delle donne per la pace in Casamance. Per la Cissé “bisogna sfruttare un periodo favorevole
per chiedere alle parti di accelerare il passo e aprire trattative”. La piattaforma
è l’organizzatrice della manifestazione odierna, il cui punto culminante è un colloquio
nazionale sul coinvolgimento delle donne nella risoluzione del trentennale conflitto
tra la ribellione indipendentista del Movimento delle Forze democratiche di Casamance
(Mfdc) e le autorità di Dakar. Sempre oggi è prevista la cerimonia ufficiale di insediamento
del Polo di sviluppo economico della Casamance. Il progetto finanziato dallo Stato
senegalese (sei milioni di dollari) e dalla Banca mondiale, con una linea di credito
di 40 milioni, è teso ad accrescere la produttività del settore agricolo, offrendo
un sostegno particolare a giovani e donne nelle tre regioni meridionali di Ziguinchor,
Kolda e Sedhiou. Dopo anni di pesanti scontri, nell’ultimo periodo si sono verificati
attacchi mirati, imboscate e scaramucce, sempre meno frequenti ma tutt’ora causa di
instabilità nella regione dal forte potenziale agricolo e turistico. Una calma relativa
che d’altra parte alimenta l’ottimismo delle autorità locali e nazionali, anche se
finora non si è tradotta in passi avanti concreti sul piano negoziale. Di recente
monsignor Paul Abel Mamba, vescovo di Ziguinchor, ha insistito sulla necessità di
coinvolgere tutti i cittadini senegalesi così come i Paesi vicini – Gambia e Guinea
Bissau – per trovare “una soluzione politica durevole e definitiva” attraverso la
firma di un accordo “rispettoso della sovranità di tutti”, in grado di assicurare
“sviluppo solidario tra tutti i popoli della regione”. Nel suo discorso alla nazione
per il 2014, il presidente Macky Sall ha invece assicurato che “con il sostegno di
tutti i nostri partner rimangono in vigore tutte quelle misure di reinserimento per
quanti accettano di deporre le armi”. Eletto quasi due anni fa, il capo dello Stato
si è impegnato a risolvere il conflitto in Casamance. (R.P.)