di Elena Loewenthal, scrittrice e traduttrice, docente di Cultura ebraica all'Università
San Raffaele (Milano) Conoscere e
divulgare la memoria non è di per sé un vaccino, una terapia contro la ripetizione
di quegli eventi e contro l'offesa stessa alla storia. La Giornata della memoria non
è né un omaggio agli ebrei né un risarcimento, ovviamente incongruo, per quello che
hanno subito, ma è una Giornata di riconoscimento che quella è una storia di tutti.
Finché la si considererà invece una Giornata per gli ebrei e degli ebrei, la conseguenza
più diretta è che la si continuerà a sentire come qualcosa che non ci appartiene,
di retorico e vuoto. I gesti offensivi, alla vigilia del ricordo della Shoah,
diretti alla comunità ebraica di Roma e all'Ambasciata di Israele a Roma, gettano
un'ombra oscura su un evento già carico di immane tragedia. Il senso del non dimenticare,
mentre si assiste alla progressiva scomparsa degli ultimi sopravvissuti, e l'esempio
di Papa Francesco, legato da profonda e personale amicizia al popolo ebraico. (a
cura di Antonella Palermo)