Davos. Scatta l'allarme deflazione: il calo dei prezzi mette a rischio la ripresa
L'allarme di una deflazione nell'Eurozona irrompe al Forum economico mondiale di Davos,
in Svizzera, spegnendo gli entusiasmi della comunità internazionale proprio quando
la crisi alle spalle cominciava a diffondere una ventata di ottimismo non intaccata
dalle turbolenze sui mercati causati dalla vicenda dei cambi in Argentina e in altri
emergenti. La deflazione è il fenomeno contrario all’inflazione: la diminuzione della
domanda porta ad una spirale negativa di rincorsa all’abbassamento dei prezzi. La
Bce è più cauta: "non vediamo una deflazione", dice il presidente Mario Draghi, che
però ragiona anche sull'acquisto massiccio di titoli "se una deflazione dovesse davvero
verificarsi". Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale,
dopo aver evocato nelle scorse settimane un "orco" deflazionistico, torna all'attacco.
Una deflazione nell'Eurozona è uno dei due grandi rischi globali che "davvero meritano
attenzione". Ferma allo 0,8%, l'inflazione è "molto al di sotto del target" europeo
del quasi 2%, spiega la Lagarde. Attenzione, dice dunque Lagarde, perché la probabilità
che succeda " è bassa, ma comunque fra il 15 e il 20%". Parole scandite con cura
di fronte a una platea di investitori e rivolte direttamente a Draghi, durante il
Forum di Davos sull'economia nel 2014. Draghi risponde con la linea tenuta nelle ultime
settimane: "Siamo consapevoli che più l'inflazione resta a questi livelli molto bassi,
maggiori sono i rischi di deflazione - dice - siamo pronti e intenzionati ad agire
se necessario". Ad ascoltare l'intervento di Draghi, c'è il gotha finanziario globale.
Mark Carney, governatore della Banca d'Inghilterra, e Haruhiko Kuroda, il capo della
Bank of Japan che rivendica la ripresa dell'inflazione (all'1,2%) grazie a una liquidità
record creata dall'istituto centrale. C'è anche il ministro delle Finanze tedesco
Wolfgang Schaeuble, che pungolato sulla mutualizzazione dei debiti pubblici dell'Eurozona,
che vedrebbe di fatto la Germania garantire i più deboli, rilancia la sfida: "Facciamo
una politica di bilancio comune. Allora potremmo muoverci". Ma ricorda: in Europa
le decisioni richiedono tempo.