Pakistan: la Chiesa promuove una Giornata di preghiera per la pace
Una giornata di preghiera per la pace in Pakistan. L’iniziativa della Chiesa locale,
che si è svolta ieri, nasce con l’obiettivo di sensibilizzare i fedeli e la popolazione
civile sugli attentati dei talebani che hanno insanguinato il Paese. In tutte le chiese
sono state ricordate le vittime del terrorismo, che dall’inizio dell’anno sono già
decine. A spiegare le difficoltà nel dialogo con i talebani è Shahid Mobeen,
docente dell’Università Pontifica Lateranense e fondatore dell’associazione pakistani
cristiani in Italia, intervistato da Filippo Passantino:
R. – Il terrorismo
in Pakistan non è un problema nuovo, ha già alcuni decenni di storia. Attualmente
la situazione è peggiorata a causa del Tehrik-e Taliban Pakistan e di tutte le associazioni
che vi hanno aderito, che sono 79 sul territorio nazionale. Ognuno agisce a nome proprio,
ma poi si collegata – alla fine dei conti – a questo movimento, che è un movimento
del salafismo islamico in Pakistan, arrivato negli ultimi 20 anni.
D. – Ma
si sta cercando un dialogo con i gruppi terroristici?
R. – Il dialogo con i
gruppi terroristici è qualcosa che sta costando molto al Pakistan, al governo, alle
forze armate, perché tutti stanno perdendo i propri cari o il proprio personale seguendo
questa direzione. E questo perché la mattina il capo dei talebani in Waziristan è
disponibile al dialogo e la sera a Karachi fanno un attentato e uccidono 20 persone,
vicino alla moschea… Per cui è un po’ difficile questo lavoro per il dialogo con
i talebani!
D. – La Chiesa cattolica pachistana ha indetto una Giornata di
preghiera contro il terrorismo: quali effetti può sortire questa iniziativa?
R.
– Anzitutto la preghiera è sostegno per tutti e non solo per i cristiani! La preghiera
– visto che in alcune sedi saranno presenti anche rappresentanti di altri religioni
– sarà una preghiera che si farà insieme. Penso che potrà illuminare i cuori e le
menti delle persone che aderiscono e anche coloro per i quali si pregherà: l’intenzione
è di pregare per la pace in Pakistan! E’ il desiderio di tutti i cittadini e non
solo delle minoranze religiose. La Chiesta sta dando il suo contributo e infatti la
Commissione nazionale Giustizia e Pace, il vescovo e il presidente della Conferenza
episcopale hanno rapporti molti stretti e sono molto vicini a tutte le altre religioni.
In questa ottica gli stessi musulmani spesso vengono in aiuto e in difesa dei cristiani.
Penso che questo lavoro sia solamente frutto della preghiera e di un orientamento
che può essere radicato in Cristo, che porta il messaggio dell’amore, il messaggio
della pace, anche qui in Pakistan, che sta avendo queste difficoltà come conseguenza
del terrorismo.