Limiti e possibilità della mente umana, lectio magistralis di Noam Chomsky in Vaticano
Possibilità e limiti della mente umana sono stati il tema, questo sabato, della lectio
magistralis del filosofo e linguista statunitense Noam Chomsky, organizzata dal Pontificio
Consiglio della Cultura e dalla Fondazione Scienza e Fede – STOQ. All’incontro, dedicato
a “Neuroscienze, natura umana e linguaggio”, ha partecipato anche il cardinale Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Per noi c’era Davide
Maggiore:
Bisogna “comprendere
meglio portata e limiti della mente umana” ha spiegato Chomsky. E ci si deve porre
la domanda “se ci siano davvero le capacità intrinseche di capire tutto” o se concetti
fondamentali “come il libero arbitrio” resteranno comunque al di là della comprensione
umana. La questione è stata affrontata dal linguista attraverso un rapido viaggio
attraverso le grandi teorie della filosofia moderna, da Cartesio a Newton, Locke e
Hume, per finire con i recenti tentativi delle neuroscienze di spiegare i meccanismi
del pensiero umano. Per quanto l’invito sia sempre quello di “continuare a cercare”,
Chomsky ha aggiunto che l’uomo evolve e si sviluppa, ma lo fa “con dei limiti”, e
che non è corretto cercare di spiegare il funzionamento della mente solo attraverso
i meccanismi chimici del cervello: andrebbero invece recuperate altre dimensioni,
come il linguaggio e il suo “aspetto creativo”. Un elemento, questo, su cui si è soffermato
anche il cardinale Gianfranco Ravasi:
R. - Non dimentichiamo mai che
proprio nella religione ebraico-cristiana è la parola il simbolo più importante e
il segno più significativo per parlare di Dio. Quindi interessarci del linguaggio
vuol dire, in qualche modo, già cominciare a studiare non soltanto l’uomo, ma anche
– secondo le Scritture – la stessa divinità. Tanto è vero che l’inizio della Creazione
è una parola pronunciata da Dio.
D. – Con quale approccio la Fondazione Scienza
e Fede e il Pontificio Consiglio della Cultura affrontano queste questioni?
R.
– L’approccio è sostanzialmente legato a una parola, che è fondamentale in tutti i
confronti che si devono fare nel mondo della cultura, nel mondo della scienza, nel
mondo della società e cioè la parola “dialogo”. E dialogo in greco vuol dire due “logoi”,
due discorsi che si confrontano. Non sono discorsi uguali, evidentemente: il discorso
scientifico ha il suo processo, ha i suoi metodi, ha il suo percorso; il discorso
teologico ha il suo statuto, le sue caratteristiche. E’ importante che ci sia l’ascolto
reciproco, perché la realtà è complessa e non può essere esaurita con un’unica conoscenza,
che è quella scientifica, ma anche con altre conoscenze, come quella della fede, quella
della poesia, quella dell’arte, e anche quella dei sentimenti e dell’amore.