Unità dei cristiani. L'esperienza di una reverenda anglicana: è cammino di "guarigione"
Il cammino verso l’unità dei cristiani visto alla stregua di un percorso di “guarigione”.
È la lettura – figlia di una profonda esperienza professionale e spirituale – che
dà del dialogo ecumenico la rev.da Mary Styles, una delle assistenti del parroco
della Chiesa anglicana di Roma di Ognissanti. Philippa Hitchen l’ha intervistata
alla vigilia della conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani:
R.
– Well, I am still working in a bit of a training capacity… Sono ancora un po’
in formazione sotto la guida del reverendo padre Jonathan Boardman, faccio parte dello
staff. Svolgo un lavoro di predicazione, di cura pastorale, guido studi sulla Bibbia…
Tutte cose che rientrano negli impegni di un sacerdote di parrocchia.
D. –
Lei viene dal campo della medicina. È un bel passo, dalla medicina alla vita ecclesiale.
Come è successo?
R. – That was what I did as my first career, and certainly… Questa
è stata la mia prima professione e sicuramente è la mia grande passione, quella di
guarire, in generale. La mia famiglia si è trasferita a Roma 13 anni fa, con l’idea
di tornare indietro dopo soli due anni e riprendere quindi la nostra vita, così io
sarei tornata alla mia professione medica. Non è stato così. Alla fine, per una serie
di ragioni, siamo rimasti qui e nel periodo in cui siamo stati qui ho sentito la chiamata
di Dio a lavorare nella Chiesa. E’ stato un percorso lungo, che si è concluso con
la mia ordinazione. Sento forte nella mia vocazione la necessità di guarire: una delle
più forti frustrazioni alla fine della mia carriera di medico era che mi rendevo conto
di trattare sintomi fisici, mentre avrei dovuto trattare la persona nel suo insieme.
Questa è stata una frustrazione per il medico, eppure amavo tanto la medicina. Quindi,
vivo questa chiamata come un completamento della vocazione iniziale alla medicina:
condurre le persone alla guarigione definitiva, portarle a Gesù Cristo e portarle
alla mensa di Cristo.
D. – Lei gestisce una liturgia della guarigione settimanale
presso la chiesa di Ognissanti…
R. – It’s not weekly, at the moment, it is
monthly… In questo momento non è ancora settimanale, ma mensile; si svolge una
liturgia eucaristica molto tranquilla che comprende le preghiere di guarigione: imponiamo
le mani alle persone, preghiamo per la loro guarigione e amministriamo l’unzione.
D.
– Questa immagine della guarigione ha una sua rilevanza particolare proprio nell’ambito
della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani…
R. – Yes, and again
it is the essence of it… Sì e ne è anche l’essenza, e ricorre in moltissime delle
letture che abbiamo ascoltato questa settimana, perché si lega all’ascolto della chiamata
di Gesù e all’incontro con Gesù. Penso che questa debba essere alla base della nostra
guarigione: noi siamo tutti cristiani e siamo separati da mille particolari, ma tutti
ci ritroviamo sotto il nome di Cristo. E credo che forse questa sia la chiave della
nostra guarigione. L’altro elemento nella Lettura sulla quale tutti ci siamo concentrati,
che è la Lettera di Paolo ai Corinzi. Nei primi versetti, egli ringrazia Dio per i
doni che il Signore dà alla Chiesa, non per il modo in cui noi ne facciamo uso. La
Chiesa di Corinto stava combattendo contro la disobbedienza e il caos, come stiamo
facendo noi oggi… Loro erano divisi e noi lo siamo ancora. Magari, se utilizzassimo
meglio i doni che Dio ci ha dato per edificare l’altro, piuttosto che tenerli per
noi stessi, penso che questo porterebbe la guarigione alla comunità cristiana.
D.
– Sicuramente, la storia di Corinto e delle altre comunità ecclesiali dimostra che
abbiamo sempre lottato contro la divisione e i conflitti. Quanto grande è la sua speranza,
oggi, che possiamo veramente avvicinarci e iniziare a condividere più intimamente,
anche intorno all’altare, alla mensa eucaristica?
R. – Well, I am only a mere
parish priest and so I can deal more... Io sono soltanto un semplice sacerdote
di parrocchia e mi occupo di cose più semplici, non di questioni elevate. Però, giusto
questa mattina ho tenuto uno studio biblico con un gruppo di donne di tante denominazioni
diverse: cattoliche, anglicane, battiste, un paio di persone che non sono certe della
loro fede, un cristiano ortodosso, un copto cristiano… Tutti ci siamo seduti attorno
a un tavolo e abbiamo letto la Bibbia. E questa mattina, una volta di più, ci siamo
resi conto che lo Spirito Santo è stato donato a noi tutti e noi siamo chiamati ad
andare verso Cristo: questo è quello che ci unisce. E riunirsi intorno a un tavolo
con un gruppo di donne, tutte concordi su questo, è stato per me il più grande segno
di speranza che potremo realizzarlo.