Presentato il Libro bianco su "Media e minori" stilato da Censis e Agcom
Uno studio sistematico e di bilancio complessivo sul rapporto “Media e minori”. E’
questo il Libro bianco curato dal Censis per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni,
l’Agcom e presentato questo venerdì a Roma. La ricerca rileva efficacia e limiti delle
norme a tutela dei minori anche nel panorama internazionale e spiega i complessi effetti
dei media sui ragazzi, dando ampio spazio al ruolo della famiglia e alle sfide che
Internet pone alla società del futuro e ai suoi legislatori. Alla presentazione c’era
Gabriella Ceraso:
La ricerca incrocia
sociologia, pedagogia, giurisprudenza e statistica e trae da questo la sua efficacia
senza suggerire soluzioni, ma aprendo prospettive per migliorare le tutele dei minori
sui media, tutele che risultano tuttora insufficienti. Su questo delicato rapporto,
la prima parte della ricerca illustra lo stato degli studi internazionali e alcune
delle questioni comuni emergenti, come l’uso di Internet per fare politica, i disturbi
e le dipendenze legate ai videogiochi o gli effetti dell’abbondanza di contenuti cruenti
e di cronaca nera nei media, come spiega Elisa Manna, curatrice del rapporto
per il Censis:
"Contenuti violenti nei diversi media possono favorire comportamenti
aggressivi nell’immediato e indurre a una concezione violenta della vita, un processo
di vittimizzazione - cioè la tendenza ad avere paura di tutto - e ancora più inquietante
è l’effetto spettatore, cioè l’induzione di un atteggiamento di desensibilizzazione
rispetto alla sofferenza".
Ma di comune, a livello internazionale, emerge
anche la certezza che la famiglia, in questo ambito, svolga un ruolo fondamentale:
"La
famiglia ha un enorme potere educativo ed è, di fronte alle altre influenze, certamente
prioritaria. Deve essere però una famiglia che si sente forte, competente, in cui
i genitori si sentono autorevoli, che hanno appeal sui figli.
Non è da tutti...".
Il consumo e l’offerta dei media, quantitativa e qualitativa,
cioè seconda e terza parte della ricerca, sono quelle più innovative, rispetto a un’ultima
parte dedicata agli aspetti normativi nazionali e internazionali. L’analisi del consumo
è suddiviso per fascia d’età. Primo, quello dei bambini, fino a 13 anni, visto dai
genitori e non privo di contraddizioni:
"I genitori hanno interiorizzato
l’idea che debbono controllare quello che i ragazzi fanno con i vari media. Loro dichiarano
di farlo, ma in realtà - dalla ricerca sui figli - emerge che questo non è vero. I
bambini hanno libero accesso ai diversi media, c’è un minimo di controllo solo per
Internet verso i bambini più piccoli e il parental control viene
usato da una percentuale che oscilla tra il 9-20% (per i maschi il 9%)".
Poi,
il consumo analizzato è quello degli adolescenti, fortemente condizionati dai media
nei loro schemi cognitivi in relazione ad amore, amicizia e sessualità. Gli adolescenti
come fruizioni e preferenze si orientano su programmi di svago e narrazioni, dunque
relax, e rifuggono risse, faziosità e elementi di disturbo. Ancora Elisa Manna:
"Non
vogliono che gli arrivino contenuti che loro considerano fastidiosi, per esempio su
Internet temono molto di restare invischiati in attività illegali. Però, una percentuale
molto elevata gioca a poker on-line. Credo che la centralità di questo tema, per lo
sviluppo delle nuove generazioni, meriti una legge quadro. Un intervento normativo
in cui si riprendano tutte le fila del discorso: dalle commissioni di cinema che danno
il nullaosta in maniera impropria al Comitato media e minori, che ha bisogno di uno
strumento più forte tra le mani che gli dia più incisività, al Consiglio nazionale
degli utenti e alla stessa Agcom. È la normativa complessiva che va rivista per essere
veramente efficace".
Di vigilanza parla anche l’Agcom: sicuramente, non
serve solo l’aspetto sanzionatorio, dice, ma occorre collaborazione tra scuola e famiglia
e soprattutto occorre un mutamento culturale che miri alla prevenzione, come spiega
Giulio Votano, curatore della ricerca per l’Agcom:
"Nel senso di
munire di strumenti per l’uso consapevole dei media e anche per la conoscenza degli
strumenti di tutela".