Egitto: attentati e scontri con vittime, nel terzo anniversario dalla rivolta contro
Mubarak
Bagno di sangue in Egitto, sconvolto da quattro attentati e scontri fra polizia e
manifestanti pro - Morsi, alla vigilia delle celebrazioni per il terzo anniversario
della rivolta che porto' alla caduta dell'ex presidente Mubarak; oltre 10 le vittime.
Pesanti i danni. Stato di massima allerta in tutto il paese. I particolari da Paola
Simonetti:
Quattro nuovi
attentati hanno seminato terrore e morte al Cairo, in un clima di tensione per il
terzo anniversario della rivolta che ha provocato la caduta dell'ex presidente Mubarak.
Il più grave, quello messo a segno da un kamikaze, il primo della storia recente dell'Egitto:
a bordo di un'auto imbottita di esplosivo un uomo nel Dipartimento di sicurezza della
capitale egiziana ha fatto strage di agenti. Altri ordigni sono esplosi in diverse
zone della città. Decine le vittime, se si contano anche quelle provocate dagli scontri
tra manifestanti pro-Morsi e polizia, a Beni Suef, Damietta e Fayyum, a sud del Cairo.
Decine anche i feriti, di cui molti in gravi condizioni. Gli attentati della capitale
sono stati rivendicati da un gruppo jihadista, i membri del quale sono stati definiti
"codardi" dai Fratelli musulmani. Massima l'allerta in città con misure di sicurezza
rafforzate all’aeroporto, al ministero dell’Interno, davanti alle ambasciate britannica
e statunitense. Gravissimi i danni al museo islamico del Cairo, posto proprio nei
pressi del quartiere generale della polizia dilaniato dall'attentato kamikaze.
Il
Cairo, dunque, piomba nel terrore. Per la prima volta un’autobomba entra in azione
in città. Un segnale non certo di distensione, in un momento particolare per questo
Paese, che sta cercando una già difficile strada verso la normalizzazione. Salvatore
Sabatino ne ha parlato con Ugo Tramballi, inviato del quotidiano “Il Sole
24 Ore”:
R. - Non è
la prima volta che accade un attentato di questo genere. Ce ne sono già stati altri
nelle scorse settimane: questo è più sofisticato! Dimostra anche una preparazione
militare e una volontà di colpire gli obiettivi che è molto, molto pericolosa.
D.
- Ad essere prese di mira, infatti, sono le forze di sicurezza, le stesse che stanno
tracciando - diciamo - la strada del cambiamento. Tutto questo può rallentare questo
processo?
R. - Le forze di sicurezza non stanno tracciando la strada del cambiamento,
ma - al contrario! - stanno ritornando e facendo ritornare l’Egitto a prima di Piazza
Tahrir, tre anni fa. E questo è il problema! Non si può non tenere conto che questo
fondamentalismo e questo terrorismo islamico siano anche la conseguenza delle politiche
dei militari egiziani, del generale al-Sisi, che hanno tolto qualsiasi spazio politico,
democratico e civile ai Fratelli musulmani: una frangia dei quali, fatalmente, si
sente attratta dal terrorismo politico.
D. - A rivendicare via Twitter gli
attentati di questa mattina è un gruppo jihadista che è già autore di numerosi attacchi
nel Sinai. Chi sono?
R. - Oramai non c’è un solo elemento: oramai questi gruppi
jihadisti sono una specie di internazionale del terrore islamico che si muove dove
c’è terreno fertile: hanno combattuto in Iraq, in Afghanistan, in Siria. Il Sinai
era il ventre molle da tempo e da molto tempo anche con la colpevole responsabilità
del governo dei Fratelli musulmani e ora dal Sinai queste forze si riverberano anche
in queste città immense, come il Cairo. Non dimentichiamo che comunque i Fratelli
musulmani avevano e continuano ad avere un amplissimo consenso popolare, molto capillare,
sia nelle campagne che nelle grandi città.
D. - C’è ancora spazio per il dialogo
o è davvero troppo tardi?
R. - Temo di no! Temo che oramai si vada sempre di
più verso lo scontro e sempre più forte. Io temo che il generale al-Sisi, che ha già
anticipato le elezioni presidenziali per il mese di marzo, anziché la prossima estate,
si candiderà: e non solo si candiderà alla presidenza e prenderà un voto plebiscitario,
ma si candiderà senza dimettersi dalle Forze Armate. Quindi avremo un generale che
comanderà in un Paese importantissimo ed essenziale per il Mediterraneo.