2014-01-23 14:15:11

Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni Sociali, mons. Celli: dialogo non significa relativismo


Il Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del prossimo primo giugno è stato presentato ieri nella Sala Stampa della Santa Sede. A riflettere sul tema “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”, al centro dell’evento, mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, e Chiara Giaccardi, docente alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, introdotti dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

Il primo Messaggio che Papa Francesco scrive in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali trova radici nei discorsi che il Pontefice l’estate scorsa ha tenuto in Brasile, rivolgendosi ai vescovi locali e a quelli del Celam, nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium e nella parabola evangelica del Buon Samaritano. Lo ha sottolineato mons. Claudio Maria Celli, secondo cui il documento appare “profondamente francescano”, riscoprendo tra l'altro che “comunicazione è favorire prossimità”:

“Non è solamente comunicazione di dati, una comunicazione informativa, ma c’è questa valenza profondamente umana: quella di una prossimità. Proprio su questa ‘falsariga’ del Vangelo di Luca, Papa Francesco può sottolineare che chi comunica si fa prossimo. E il Buon Samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. E quindi, ecco l’altra sottolineatura: comunicare significa prendere consapevolezza di essere umani e di essere figli di Dio”.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, soffermatisi sull’invito del Papa alla pazienza, a ricuperare - di fronte alla velocità dell’informazione del mondo globalizzato - “un certo senso di lentezza e di calma”, mediante la capacità a “fare silenzio per ascoltare”, mons. Celli ha riflettuto su come si possa oggi “valutare, ponderare, assimilare” ciò che “arriva” dai media, attraverso “una dimensione più umana” anche nell'uso dei mezzi che la tecnologia mette a disposizione. E sull’affermazione del Pontefice che dialogare non significa rinunciare “alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche e assolute”, mons. Celli ha notato come tale concetto sia “in sintonia con tutto quello che è stato l'insegnamento della Chiesa”, ricordando anche precedenti interventi al riguardo di Benedetto XVI:

“Non parliamo di un relativismo: direi che oggi ormai è diventato quasi un cliché, quando si analizzano certi discorsi di Papa Francesco. Secondo me, qui proprio è il capire che non è la dimensione della fede e del Vangelo che si relativizza, ma come io vivo il Vangelo e vivo quella fede”.

In questo contesto si inserisce la “cultura dell’incontro”, sollecitata dal Santo Padre e su cui si è soffermata la prof.ssa Chiara Giaccardi, notando come la parola ‘incontro’ sia “programmatica” nell’Evangelii Gaudium - in cui ricorre una trentina di volte - e “fondamentale” per rileggere la comunicazione e i suoi mezzi. In particolare la rete, ha detto, “costruisce un ambiente che dobbiamo essere capaci di abitare”:

“Il Papa ci dice anche questo: non è che la rete toglie spazio alle relazioni faccia a faccia, ma la sfida è come valorizzare l’incontro, utilizzando sia le strade digitali sia le strade in cui possiamo incontrare faccia a faccia. Questa è quindi una prima sottolineatura: evitare il determinismo e dare il primato, invece, alla dimensione antropologica. La seconda anche è molto importante, e secondo me è una piccola ‘rivoluzione copernicana’ che rompe un luogo comune: la comunicazione non è trasmissione di contenuti, ma è riduzione di distanze, costruzione di prossimità”.

Direttamente collegato è il tema dell’‘ascolto’, nel flusso vorticoso dell’informazione :

“Alcuni canali hanno l’obbligo della velocità, però c’è anche lo spazio per l’ascolto, l’approfondimento, la comprensione. Quindi, credo che non sia la corsa di tutti ad arrivare primi, oggi, ciò che può definire in maniera positiva lo scenario della comunicazione; credo che ci si debba rassegnare al fatto che primi arriveranno alcuni e che altri hanno altri ruoli, i quali invece contemplano, anzi, richiedono questa pazienza di ricostruire contesti, di ascoltare le voci, di offrire piste di interpretazione che magari non portano a un giudizio definitivo ma che aiutano a comprendere”.

Ultimo aggiornamento: 24 gennaio







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