India. Presentato ai vescovi il Rapporto sulle persecuzioni anticristiane: oltre 4
mila i casi
Sono oltre 4.000 i casi di violenza anticristiana registrati nel 2013, operati soprattutto
da gruppi estremisti indù attivi nel Paese. Gli episodi includono l’omicidio di 7
fedeli, fra cui un minore; abusi e percosse su 1.000 donne, 500 bambini e circa 400
preti di diverse confessioni; attacchi a oltre 100 chiese e luoghi di culto cristiano.
Sono le cifre contenute nel nuovo “Rapporto sulle persecuzioni 2013” elaborato da
un forum di enti e organizzazioni cristiane nella società civile indiana, e inviato
all’agenzia Fides. Il Rapporto è stato presentato nei giorni scorsi al card. Oswald
Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale dell’India.
Come riferito a Fides, Il documento è stato redatto grazie alla collaborazione fra
le associazioni “Catholic Secular Forum” (Csf), “All India Christian Council”, “Evangelical
Fellowship of India”, “Global Council of Indian Christians”, “World Watch Monitor”.
Hanno consegnato il Rapporto ai vescovi i due laici cattolici Joseph Dias e il giudice
Michael Saldanha, rispettivamente Segretario e presidente di Csf. Sui 4.000 incidenti,
documentati in modo dettagliato nel testo inviato a Fides, oltre 200 sono gravi casi
di persecuzione avvenuti soprattutto in alcuni Stati: spiccano il Karnataka dove,
nonostante il cambio di governo, la persecuzione cristiana è più diffusa; e il Maharashtra
che “sembra essere il prossimo laboratorio dell’estremismo indù” nota il testo. Altri
Stati nella “top-ten” delle persecuzioni sono: Andra Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat,
Orissa, Madhya Pradesh, Tamil Nadu, Kerala. Il Rapporto esamina anche le falle nel
sistema giuridico indiano, che permettono la diffusione delle violenze e l’impunità
dei colpevoli. Le leggi “sotto accusa” sono l’Ordine presidenziale del 1950, che nega
ai dalit cristiani e di altre minoranze i diritti riconosciuti ai dalit indù; le leggi
anti-conversione, in vigore in sette Stati indiani come Orissa, Arunachal Pradesh,
Madhya Pradesh (dove le pene sono state inasprite), Rajasthan, Gujarat, Chhattisgarh,
Himachal Pradesh. Il Rapporto rileva che una legge globale per fermare la violenza,
presentata lo scorso anno, resta ferma in Parlamento, che non l’ha ancora esaminata
e discussa. Nella maggior parte di casi esaminati, “la polizia rifiuta di registrare
le denunce” e i mass media indiani omettono di riportare le notizie o le minimizzano,
conclude il testo. (R.P.)