Accordo Musei Vaticani-Enea per tutela del patrimonio culturale e ambientale
Siglato in Vaticano l’accordo tra Enea e Musei Vaticani in ambito di tutela dei beni
culturali. Tra i punti chiave: le nuove tecnologie e la tutela dell’ambiente. In particolare,
la Cappella Sistina sarà monitorata da un radar tridimensionale, progettato dall'Enea,
che controllerà eventuali deterioramenti degli affreschi. Durante l’incontro, Federica
Baioni ha intervistato il commissario di Enea, Giovanni Lelli, e Ulderico
Santamaria, dirigente del Laboratorio Scientifico dei Musei Vaticani:
R. – Secondo
noi, è un accordo emblematico, perché stigmatizza l’incontro fra le alte tecnologie,
sviluppate per contesti diversi naturalmente dai beni culturali, con i beni culturali.
Perché è emblematico? Perché si è riusciti veramente a far incontrare un’inespressa
domanda di tecnologie per la conservazione, per la preservazione, per la diagnostica
dei beni culturali, con l’alta tecnologia. E poter fare delle scansioni, a 25 metri
di distanza, di volte – quindi di superfici tridimensionali, a colori – rappresentandole
con una precisione del decimo di millimetro dà la possibilità di avere delle diagnostiche
rapide su grandi superfici, senza mettere le impalcature e così via. Quindi, è una
cosa molto, molto valida, che consente anche una maggiore fruizione dei beni culturali.
E poi, ultima cosa, l’ingegnerizzazione a questo fine di questi dispositivi è anche
un’occasione di promozione industriale, quindi di posti di lavoro. Noi siamo molto
orgogliosi di questo.
D. – Dott.Santamaria, il privilegio storico è
molto importante, perché c’è una continuità da quel gabinetto del ’35, quando i suoi
predecessori iniziarono a fare ricerca, al giorno d’oggi, con questa collaborazione
con Enea. Ci vuole parlare di questo lasso di tempo e di questo progresso che i Musei
Vaticani hanno fatto ad oggi?
R. – I Musei Vaticani, proprio in questo, sono
partiti dalla missione fondamentale, che è quella di utilizzare le opere d’arte per
testimoniare la fede nel mondo. La Chiesa ha nei Musei Vaticani la sua sentinella.
E’ molto importante che la tecnologia non prevalga, ma che si ponga in equilibrio.
Il nostro studio non ha il fine di sviluppare una tecnologia che poi non porta benefici
e utilità alla storia. Quindi, vogliamo usare la tecnologia per la storia e dagli
anni ’30-’35 la tecnologia è entrata e sviluppiamo nuova tecnologia. Con questo accordo,
pensiamo di poterne inventare, più che applicare soltanto, ancora di innovativa, non
per il gusto dell’indagine, ma proprio perché abbiamo una missione che ci viene affidata
dalla Chiesa.
D. – Si è parlato anche di un aspetto molto importante, che è
quello ambientale. Mi soffermerei su questo punto, per capire quanto sia a cuore,
questo aspetto ambientale, ai Musei Vaticani?
R. – E’ tantissimo a cuore,
a cominciare appunto dall’interno dei Musei, ma anche dall’esterno, dove siamo interessati
a tutelare la salute dei visitatori e delle opere d’arte e degli operatori, ma soprattutto
a non dimenticarci che facciamo parte di un sistema più grande dei Musei. E tutto
ciò che noi produciamo di inquinanti non rimane nei Musei o, viceversa, ciò che arriva
da fuori può inquinare i Musei. Quindi, in questo contesto, stiamo sviluppando metodologie
ecocompatibili, come i solventi “green”, che diventano quasi routine nei nostri lavori
di restauro, ma anche nelle operazione dei laboratori. E non dimenticandoci mai, però,
il rispetto dell’opera d’arte. E’ chiaro che non vogliamo danneggiare l’opera d’arte
per salvare l’ambiente. Vogliamo non danneggiare nessuno: salvare l’ambiente e salvare
le opere d’arte.