Stato d'emergenza a Bangkok. Tensioni in vista del voto del 2 febbraio
In Thailandia è stato d'emergenza a Bangkok dove si prevede un ulteriore aggravamento
della crisi, un crescendo di violenza e maggiori ostacoli per il voto del 2 febbraio
prossimo. Il servizio di Stefano Vecchia:
Da oggi
la capitale thailandese e diversi distretti di provincie limitrofe sono sotto lo stato
d'emergenza decretato ieri dal governo. Un provvedimento valido 60 giorni, considerato
necessario per controllare la situazione creata dalle proteste antigovernative in
corso e arrivare così al voto del 2 febbraio. Il decreto proibisce raduni superiori
a cinque persone e consente di limitare attività pubbliche a discrezione degli organi
incaricati della gestione dell'emergenza, che possono anche imporre il coprifuoco,
arrestare eventuali sospetti senza mandato, aggravare la censura su informazione e
comunicazioni. Quali saranno i risultati concreti del provvedimento, dipenderà dall'evoluzione
della situazione. Inizialmente, chiamata a garantirne l'applicazione sarà la polizia
e solo in un secondo tempo, se ce ne fosse la necessità, i militari.Dura la reazione
della protesta che ha proprio a Bangkok e nelle province del Sud le sue roccaforti.
Non solo le manifestazioni non finiranno, ma cresceranno di livello, è stato annunciato.
L'assunto degli organizzatori è che l'emergenza va a colpire un'ampia ma pacifica
espressione di dissenso che è finora stata vittima e non protagonista delle violenze.
Tra i manifestanti sono infatti tutti i 70 feriti e il morto provocati da esplosioni
e colpi d'arma da fuoco da venerdì scorso. Ancora una volta i vertici militari hanno
avvertito che il loro intervento – che potrebbe anche essere indipendente da una chiamata
dell'esecutivo - sarà legato a un aggravamento della crisi, per evitare che il paese
sprofondi nel caos. A conferma di una situazione che va complicandosi, migliaia di
contadini hanno annunciato la prossima discesa su Bangkok con obiettivo la caduta
del governo accusato di gravi ritardi nel pagamento del riso da essi ceduto. In aggiunta,
questa mattina è stato ferito da diversi proiettili Kwanchai Praipana, leader dell'ala
dura delle Camici Rosse, movimento che oggi sostiene il governo dopo essere stato
protagonista tre anni fa della clamorosa occupazione del centro della capitale chiusasi
con la repressione militare.