2014-01-22 08:19:49

Stato d'emergenza a Bangkok. Tensioni in vista del voto del 2 febbraio


In Thailandia è stato d'emergenza a Bangkok dove si prevede un ulteriore aggravamento della crisi, un crescendo di violenza e maggiori ostacoli per il voto del 2 febbraio prossimo. Il servizio di Stefano Vecchia:RealAudioMP3

Da oggi la capitale thailandese e diversi distretti di provincie limitrofe sono sotto lo stato d'emergenza decretato ieri dal governo. Un provvedimento valido 60 giorni, considerato necessario per controllare la situazione creata dalle proteste antigovernative in corso e arrivare così al voto del 2 febbraio. Il decreto proibisce raduni superiori a cinque persone e consente di limitare attività pubbliche a discrezione degli organi incaricati della gestione dell'emergenza, che possono anche imporre il coprifuoco, arrestare eventuali sospetti senza mandato, aggravare la censura su informazione e comunicazioni. Quali saranno i risultati concreti del provvedimento, dipenderà dall'evoluzione della situazione. Inizialmente, chiamata a garantirne l'applicazione sarà la polizia e solo in un secondo tempo, se ce ne fosse la necessità, i militari.Dura la reazione della protesta che ha proprio a Bangkok e nelle province del Sud le sue roccaforti. Non solo le manifestazioni non finiranno, ma cresceranno di livello, è stato annunciato. L'assunto degli organizzatori è che l'emergenza va a colpire un'ampia ma pacifica espressione di dissenso che è finora stata vittima e non protagonista delle violenze. Tra i manifestanti sono infatti tutti i 70 feriti e il morto provocati da esplosioni e colpi d'arma da fuoco da venerdì scorso. Ancora una volta i vertici militari hanno avvertito che il loro intervento – che potrebbe anche essere indipendente da una chiamata dell'esecutivo - sarà legato a un aggravamento della crisi, per evitare che il paese sprofondi nel caos. A conferma di una situazione che va complicandosi, migliaia di contadini hanno annunciato la prossima discesa su Bangkok con obiettivo la caduta del governo accusato di gravi ritardi nel pagamento del riso da essi ceduto. In aggiunta, questa mattina è stato ferito da diversi proiettili Kwanchai Praipana, leader dell'ala dura delle Camici Rosse, movimento che oggi sostiene il governo dopo essere stato protagonista tre anni fa della clamorosa occupazione del centro della capitale chiusasi con la repressione militare.







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