2014-01-22 14:50:02

Multiculturalità come ricchezza, nello spettacolo dell'Orchestra di Piazza Vittorio a Roma fino al 26 gennaio








Un ideale viaggio intorno al mondo per raccontare storie di vita vissuta e di multiculturalità attraverso la musica. Questo fa l'Orchestra di Piazza Vittorio in scena con Il giro del mondo in 80 minuti fino al 26 gennaio al Teatro Olimpico di Roma. Diciotto musicisti che provengono da dieci Paesi e parlano nove lingue diverse salgono insieme su una zattera immaginaria destinata ad una terra felice. ma l'occasione li fa conoscere ed apprezzare proprio per la loro diversità e alla fine scoprono che non importa la mèta, il viaggio ha senso nello stare insieme. A guidarli è Mario Tronco direttore artistico dell'Orchestra. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. - Questo viaggio è ispirato in qualche maniera ad una frase di Sant’Agostino, che non so ripetere ma il senso è questo: “L’uomo si meraviglia della bellezza di un tramonto, di un bosco, di un fiore poi passa accanto ad un proprio simile e ne rimane indifferente”. Il nostro è dunque un viaggio non geografico, è un viaggio all’interno dell’umanità.

D. – Molti dicono che guardando i vostri spettacoli si arriva a capire meglio che cos’è sia una questione come l’immigrazione, sia una questione come quella della multiculturalità. Perché, cosa si racconta?

R. – Si racconta della possibilità sia artistica, che umana che viene dal mischiare culture differenti; perché noi siamo convinti e forse lo dimostriamo che mischiare culture diverse produce bellezza.

D. – Cosa raccontano i vostri testi?

R. – I testi sono intimi, oppure quelli dei musicisti africani sono molto religiosi.

D. – Dalla realtà delle culture che raccontate trapela mai attraverso gli artisti anche la sofferenza di un particolare momento, penso oggi a tutta l’area mediterranea…

R. – Assolutamente sì. Proprio in questo spettacolo per esempio raccontiamo, attraverso la morte del padre di uno di noi, quello che succede in Tunisia; oppure, raccontiamo la difficoltà dell’immigrazione o il concetto che emigrare qualche volta può significare anche follia. Queste cose sono all’interno della poetica dell’Orchestra di Piazza Vittorio.

D. – Come si chiude lo spettacolo?

R. – Si scopre che questo viaggio è un viaggio che parte ma che ogni giorno riprende. E si scopre soprattutto che questa zattera non va da nessuna parte, perché la zattera è la destinazione finale. Quello è il viaggio: l’incontro tra le persone diverse, un viaggio che si fa all’interno di noi stessi.

D. – E’ morto il M° Claudio Abbado. Lui aveva nel cuore che la musica era capace addirittura di curare e di educare. Mi sembra che uno spettacolo come questo, un impegno come il vostro porti avanti anche questa idea, o no?

R. – E’ proprio l’idea da cui è partita l’Orchestra di Piazza Vittorio. La musica da felicità e salva le persone, questo lo diceva il Maestro ed è verissimo.







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