Siria: a Montreux fervono i preparativi per la Conferenza di Pace "Ginevra 2"
Vigilia carica di tensione Montreux, in Svizzera, dove domani si aprirà la conferenza
della pace sulla Siria, la cosiddetta Ginevra 2. La diplomazia internazionale è al
lavoro per far partire il dialogo su una soluzione politica a una guerra civile che,
in meno di tre anni, ha fatto più di 130mila morti e milioni tra sfollati e rifugiati.
Il servizio di Salvatore Sabatino:
La delegazione
del regime di Damasco e quella dell’opposizione, o almeno la parte più moderata –
siederanno allo stesso tavolo, l'uno di fronte all'altro. Almeno secondo gli organizzatori.
Le frizioni degli ultimi giorni, infatti, non rendono per nulla semplice lo svolgimento
della Conferenza, già rimandata più volte e più volte presentata come un punto di
svolta per la rinascita del Paese. Di certo l’assenza dell’Iran pesa, e non poco;
quella sedia vuota è un insuccesso della diplomazia internazionale. Soprattutto per
come si è giunti a questa situazione. Sono in molti a credere che l’Onu abbia rivolto
un invito a Teheran piuttosto avventato. Invito che ha determinato la minaccia da
parte dell’opposizione di far saltare la Conferenza. Di qui il passo indietro di Ban
Ki Moon e la dura reazione della Repubblica Islamica, che ha bollato come un “insuccesso
preannunciato” l’appuntamento. Di certo bisognerà trovare una soluzione all’intricata
matassa siriana, che continua a produrre morti. Solo stamattina ad Aleppo sono state
12 le persone che hanno perso la vita in un raid aereo del regime.
Il negoziato,
di fatto, riparte da dove si era fermato il primo, "Ginevra 1", concluso con l'obiettivo
di dar vita a un governo provvisorio riconosciuto da entrambe le parti. Per una valutazione
sulla Conferenza Ginevra 2, Salvatore Sabatino ha intervistato Camille Eid,
esperto di questioni mediorientali del quotidiana “Avvenire”:
R. – E’ già
un buon inizio l’aver aperto questa Conferenza, perché dopo gli ultimi sviluppi riguardo
alla partecipazione dell’opposizione siriana, oppure l’invito rivolto all’Iran e poi
ritirato, lì c’era proprio il rischio di non riuscire a riunire le parti, domani.
Adesso è chiaro che il tempo stringe, l’opposizione siriana non ha ancora comunicato
i nomi dei suoi rappresentanti mentre la delegazione ufficiale siriana è nota da alcuni
giorni; bisognerà vedere se sarà possibile poi procedere come prestabilito da Stati
Uniti e Russia, per riunire nella stessa sala – almeno a Ginevra, non nei primi due
giorni – le due delegazioni e arrivare a dare vita a quell’organismo o governo transitorio
che porti alla nascita di una nuova Siria.
D. – I nomi della delegazione del
regime siriano sono già stati annunciati, come dicevi tu, qualche giorno fa. Si può
capire quale sarà la strategia di Assad?
R. – Sì. La maggior parte di questi
personaggi appartengono al mondo diplomatico e informatico, quindi lavorano o al ministero
degli esteri oppure presso i media siriani – governativi, chiaramente; credo che
comunque dietro a questi personaggi ufficiali, che sono nove, ci siano sette “consiglieri”,
così li chiamano, o “delegazione tecnica”, che giocheranno un ruolo apparentemente
poco importante ma comunque sono i veri attori di Assad, nel senso che sono gli uomini
di fiducia che Assad ha sempre utilizzato per avere informazioni accreditate su quello
che accade. Tutti questi personaggi – in totale 16 persone – comunque non avranno
potere decisionale prima di essersi consultate con lo stesso Assad su qualsiasi punto.
D.
– Quindi i tempi saranno abbastanza lunghi … ma al di là di riuscire a dare vita ad
un governo provvisorio, credo che realisticamente si dovrà cercare di siglare delle
tregue locali, per esempio per Aleppo, dove la situazione è davvero terribile: è,
questo, un obiettivo secondo te raggiungibile?
R. – Se non è raggiungibile,
bisogna inventare qualcosa per dare l’impressione che si è riusciti a raggiungere
qualche risultato, perché uscire senza alcuna risoluzione sarebbe drammatico; oppure,
bisognerà fare di tutto per costruire la fiducia tra le due parti: è la prima cosa
da fare tra opposizione e governo. Io la vedo un po’ dura, nel senso che ci sono state
ultimamente dichiarazioni anche di membri dello stesso governo siriano che dicono:
‘Ci vorrà una ‘Ginevra 3’ e una ‘Ginevra 4’ e una ‘Ginevra 10’ …’. Staremo a vedere.
Siamo fiduciosi. Soprattutto grazie alle pressioni che eserciteranno Stati Uniti da
una parte, sull’opposizione, e la Russia sulla Siria, per arrivare a un compromesso.
D.
– Una delle delegazioni più importanti presenti a Ginevra sarà quella libanese, che
sarà guidata dal ministro degli esteri ad interim, Mansour. Il Libano svolge comunque
un ruolo centrale nella Conferenza perché, come abbiamo visto anche dagli ultimi fatti,
dagli ultimi attentati, è colpito direttamente da ciò che sta accadendo in Siria.
Qual è il ruolo e il peso del Libano in questa conferenza?
R. – Su questo ruolo
ho delle perplessità, sinceramente sulla stessa figura di Mansour, che come ministro
degli esteri ha sempre preso posizione a favore del regime siriano, nonostante la
posizione ufficiale dello Stato libanese sia quella di tenersi fuori dal conflitto;
e questo l’ha sottolineato più volte anche lo stesso presidente libanese Michel Suleiman.
Staremo a vedere non tanto per quanto riguarda la partecipazione, perché il Libano
è spaccato al suo interno: ultima prova ne è questa serie infinita di attentati e
degli scontri che si sono rinnovati ieri nella città settentrionale di Tripoli.