2014-01-21 14:10:38

Siria: a Montreux fervono i preparativi per la Conferenza di Pace "Ginevra 2"


Vigilia carica di tensione Montreux, in Svizzera, dove domani si aprirà la conferenza della pace sulla Siria, la cosiddetta Ginevra 2. La diplomazia internazionale è al lavoro per far partire il dialogo su una soluzione politica a una guerra civile che, in meno di tre anni, ha fatto più di 130mila morti e milioni tra sfollati e rifugiati. Il servizio di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

La delegazione del regime di Damasco e quella dell’opposizione, o almeno la parte più moderata – siederanno allo stesso tavolo, l'uno di fronte all'altro. Almeno secondo gli organizzatori. Le frizioni degli ultimi giorni, infatti, non rendono per nulla semplice lo svolgimento della Conferenza, già rimandata più volte e più volte presentata come un punto di svolta per la rinascita del Paese. Di certo l’assenza dell’Iran pesa, e non poco; quella sedia vuota è un insuccesso della diplomazia internazionale. Soprattutto per come si è giunti a questa situazione. Sono in molti a credere che l’Onu abbia rivolto un invito a Teheran piuttosto avventato. Invito che ha determinato la minaccia da parte dell’opposizione di far saltare la Conferenza. Di qui il passo indietro di Ban Ki Moon e la dura reazione della Repubblica Islamica, che ha bollato come un “insuccesso preannunciato” l’appuntamento. Di certo bisognerà trovare una soluzione all’intricata matassa siriana, che continua a produrre morti. Solo stamattina ad Aleppo sono state 12 le persone che hanno perso la vita in un raid aereo del regime.

Il negoziato, di fatto, riparte da dove si era fermato il primo, "Ginevra 1", concluso con l'obiettivo di dar vita a un governo provvisorio riconosciuto da entrambe le parti. Per una valutazione sulla Conferenza Ginevra 2, Salvatore Sabatino ha intervistato Camille Eid, esperto di questioni mediorientali del quotidiana “Avvenire”:RealAudioMP3

R. – E’ già un buon inizio l’aver aperto questa Conferenza, perché dopo gli ultimi sviluppi riguardo alla partecipazione dell’opposizione siriana, oppure l’invito rivolto all’Iran e poi ritirato, lì c’era proprio il rischio di non riuscire a riunire le parti, domani. Adesso è chiaro che il tempo stringe, l’opposizione siriana non ha ancora comunicato i nomi dei suoi rappresentanti mentre la delegazione ufficiale siriana è nota da alcuni giorni; bisognerà vedere se sarà possibile poi procedere come prestabilito da Stati Uniti e Russia, per riunire nella stessa sala – almeno a Ginevra, non nei primi due giorni – le due delegazioni e arrivare a dare vita a quell’organismo o governo transitorio che porti alla nascita di una nuova Siria.

D. – I nomi della delegazione del regime siriano sono già stati annunciati, come dicevi tu, qualche giorno fa. Si può capire quale sarà la strategia di Assad?

R. – Sì. La maggior parte di questi personaggi appartengono al mondo diplomatico e informatico, quindi lavorano o al ministero degli esteri oppure presso i media siriani – governativi, chiaramente; credo che comunque dietro a questi personaggi ufficiali, che sono nove, ci siano sette “consiglieri”, così li chiamano, o “delegazione tecnica”, che giocheranno un ruolo apparentemente poco importante ma comunque sono i veri attori di Assad, nel senso che sono gli uomini di fiducia che Assad ha sempre utilizzato per avere informazioni accreditate su quello che accade. Tutti questi personaggi – in totale 16 persone – comunque non avranno potere decisionale prima di essersi consultate con lo stesso Assad su qualsiasi punto.

D. – Quindi i tempi saranno abbastanza lunghi … ma al di là di riuscire a dare vita ad un governo provvisorio, credo che realisticamente si dovrà cercare di siglare delle tregue locali, per esempio per Aleppo, dove la situazione è davvero terribile: è, questo, un obiettivo secondo te raggiungibile?

R. – Se non è raggiungibile, bisogna inventare qualcosa per dare l’impressione che si è riusciti a raggiungere qualche risultato, perché uscire senza alcuna risoluzione sarebbe drammatico; oppure, bisognerà fare di tutto per costruire la fiducia tra le due parti: è la prima cosa da fare tra opposizione e governo. Io la vedo un po’ dura, nel senso che ci sono state ultimamente dichiarazioni anche di membri dello stesso governo siriano che dicono: ‘Ci vorrà una ‘Ginevra 3’ e una ‘Ginevra 4’ e una ‘Ginevra 10’ …’. Staremo a vedere. Siamo fiduciosi. Soprattutto grazie alle pressioni che eserciteranno Stati Uniti da una parte, sull’opposizione, e la Russia sulla Siria, per arrivare a un compromesso.

D. – Una delle delegazioni più importanti presenti a Ginevra sarà quella libanese, che sarà guidata dal ministro degli esteri ad interim, Mansour. Il Libano svolge comunque un ruolo centrale nella Conferenza perché, come abbiamo visto anche dagli ultimi fatti, dagli ultimi attentati, è colpito direttamente da ciò che sta accadendo in Siria. Qual è il ruolo e il peso del Libano in questa conferenza?

R. – Su questo ruolo ho delle perplessità, sinceramente sulla stessa figura di Mansour, che come ministro degli esteri ha sempre preso posizione a favore del regime siriano, nonostante la posizione ufficiale dello Stato libanese sia quella di tenersi fuori dal conflitto; e questo l’ha sottolineato più volte anche lo stesso presidente libanese Michel Suleiman. Staremo a vedere non tanto per quanto riguarda la partecipazione, perché il Libano è spaccato al suo interno: ultima prova ne è questa serie infinita di attentati e degli scontri che si sono rinnovati ieri nella città settentrionale di Tripoli.







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