In Svizzera fervono i preparativi per la Conferenza di pace sulla Siria
Cresce l’attesa a Montreux, in Svizzera, dove domani si aprirà la conferenza di pace
sulla Siria, teatro di una guerra civile che ha provocato, finora, più di 130 mila
morti. L’obiettivo è di cercare una soluzione politica ad un conflitto che dura da
quasi tre anni. L’agenzia Interfax riferisce di una telefonata “costruttiva”, alla
vigilia del vertice, tra il presidente americano Barack Obama e il presidente russo
Vladimir Putin. Intanto l’aereo con la delegazione siriana è rimasto bloccato, per
diverse ore, ad Atene.Il servizio di Amedeo Lomonaco: Dopo una sosta di
4 ore sulla pista dell'aeroporto di Atene, a causa di un mancato rifornimento di carburante
all’aereo con a bordo la delegazione siriana, i rappresentanti del governo di Damasco
sono arrivati in Svizzera, dove parteciperanno, domani, alla conferenza di pace, la
cosiddetta ‘Ginevra 2’. A Montreux, oltre alle delegazioni di 30 Paesi e di 4 grandi
organizzazioni internazionali, ci sarà anche la Coalizione nazionale siriana, che
riunisce le forze d’opposizione. Al vertice, dopo la decisione dell’Onu di ritirare
l’invito all’Iran, non prenderà invece parte la delegazione iraniana. Per il governo
di Teheran si tratta di un’esclusione che riduce le possibilità di una soluzione politica
al conflitto. Per la Russia la decisione delle Nazioni Unite, accolta con soddisfazione
dall’opposizione siriana, è un errore ma non una catastrofe. Alla vigilia del vertice,
intanto, l’organizzazione umanitaria Save the Cildren auspica che la protezione dei
bambini sia tra le priorità della conferenza. Finora, sono più di 11.000 i bambini
morti nel conflitto. Secondo fonti dell’opposizione, infine, almeno 10 persone sono
rimaste uccise in seguito ad un raid aereo compiuto dalle forze governative ad Aleppo. Il
negoziato, di fatto, riparte da dove si era fermato il primo, "Ginevra 1", concluso
con l'obiettivo di dar vita a un governo provvisorio riconosciuto da entrambe le parti.
Per una valutazione sulla Conferenza Ginevra 2, Salvatore Sabatino ha intervistato
Camille Eid, esperto di questioni mediorientali del quotidiana “Avvenire”:
R. – E’ già
un buon inizio l’aver aperto questa Conferenza, perché dopo gli ultimi sviluppi riguardo
alla partecipazione dell’opposizione siriana, oppure l’invito rivolto all’Iran e poi
ritirato, lì c’era proprio il rischio di non riuscire a riunire le parti, domani.
Adesso è chiaro che il tempo stringe, l’opposizione siriana non ha ancora comunicato
i nomi dei suoi rappresentanti mentre la delegazione ufficiale siriana è nota da alcuni
giorni; bisognerà vedere se sarà possibile poi procedere come prestabilito da Stati
Uniti e Russia, per riunire nella stessa sala – almeno a Ginevra, non nei primi due
giorni – le due delegazioni e arrivare a dare vita a quell’organismo o governo transitorio
che porti alla nascita di una nuova Siria.
D. – I nomi della delegazione del
regime siriano sono già stati annunciati, come dicevi tu, qualche giorno fa. Si può
capire quale sarà la strategia di Assad?
R. – Sì. La maggior parte di questi
personaggi appartengono al mondo diplomatico e informatico, quindi lavorano o al ministero
degli esteri oppure presso i media siriani – governativi, chiaramente; credo che
comunque dietro a questi personaggi ufficiali, che sono nove, ci siano sette “consiglieri”,
così li chiamano, o “delegazione tecnica”, che giocheranno un ruolo apparentemente
poco importante ma comunque sono i veri attori di Assad, nel senso che sono gli uomini
di fiducia che Assad ha sempre utilizzato per avere informazioni accreditate su quello
che accade. Tutti questi personaggi – in totale 16 persone – comunque non avranno
potere decisionale prima di essersi consultate con lo stesso Assad su qualsiasi punto.
D.
– Quindi i tempi saranno abbastanza lunghi … ma al di là di riuscire a dare vita ad
un governo provvisorio, credo che realisticamente si dovrà cercare di siglare delle
tregue locali, per esempio per Aleppo, dove la situazione è davvero terribile: è,
questo, un obiettivo secondo te raggiungibile?
R. – Se non è raggiungibile,
bisogna inventare qualcosa per dare l’impressione che si è riusciti a raggiungere
qualche risultato, perché uscire senza alcuna risoluzione sarebbe drammatico; oppure,
bisognerà fare di tutto per costruire la fiducia tra le due parti: è la prima cosa
da fare tra opposizione e governo. Io la vedo un po’ dura, nel senso che ci sono state
ultimamente dichiarazioni anche di membri dello stesso governo siriano che dicono:
‘Ci vorrà una ‘Ginevra 3’ e una ‘Ginevra 4’ e una ‘Ginevra 10’ …’. Staremo a vedere.
Siamo fiduciosi. Soprattutto grazie alle pressioni che eserciteranno Stati Uniti da
una parte, sull’opposizione, e la Russia sulla Siria, per arrivare a un compromesso.
D.
– Una delle delegazioni più importanti presenti a Ginevra sarà quella libanese, che
sarà guidata dal ministro degli esteri ad interim, Mansour. Il Libano svolge comunque
un ruolo centrale nella Conferenza perché, come abbiamo visto anche dagli ultimi fatti,
dagli ultimi attentati, è colpito direttamente da ciò che sta accadendo in Siria.
Qual è il ruolo e il peso del Libano in questa conferenza?
R. – Su questo ruolo
ho delle perplessità, sinceramente sulla stessa figura di Mansour, che come ministro
degli esteri ha sempre preso posizione a favore del regime siriano, nonostante la
posizione ufficiale dello Stato libanese sia quella di tenersi fuori dal conflitto;
e questo l’ha sottolineato più volte anche lo stesso presidente libanese Michel Suleiman.
Staremo a vedere non tanto per quanto riguarda la partecipazione, perché il Libano
è spaccato al suo interno: ultima prova ne è questa serie infinita di attentati e
degli scontri che si sono rinnovati ieri nella città settentrionale di Tripoli.