Cominciati i negoziati per l’adesione della Serbia all’Ue
“I negoziati di adesione della Serbia all'Ue sono cominciati”. Ad annunciarlo il commissario
europeo all'allargamento, Stefan Fule. Per la Serbia – commenta – “è una giornata
storica sulla strada verso l'Unione Europea”. Delle opportunità e delle sfide di questo
nuovo processo di allargamento Fausta Speranza ha parlato con il prof. Leonardo
Becchetti, docente di economia politica all’Università Tor Vergata:
R. - Diciamo
che l’allargamento è un fattore positivo: ogniqualvolta un Paese ha cercato di entrare
nell’Unione Europea, questo ha prodotto una convergenza anche sulle regole e su alcune
caratteristiche di qualità istituzionale. Quindi questo ha sicuramente un effetto
positivo sulla Serbia. E poi soprattutto, quando si tratta di Paesi emergenti che
hanno un basso costo del lavoro, hanno molto da guadagnare dall’ingresso nel mercato
unico. Chiaramente c’è bisogno oggi di rivedere un pochino tutto l’impianto dell’Europa,
perché se questo è un vantaggio per i Paesi emergenti, per i Paesi a basso reddito,
l’Europa deve cambiare un po’ direzione con politiche monetarie e fiscali molto più
espansive per far sì che non si crei poi un gap tra Paesi del sud, del nord e dell’est,
come si sta creando in questo momento. Il mercato unico aiuta un Paese che entra,
come tutti i Paesi dell’Est, non solo con un basso costo del lavoro ma anche con un
livello di indebitamento pubblico molto più basso. C’è la possibilità di offrire agevolazioni
e incentivi che favoriscono gli investimenti diretti esteri. Questo è un vantaggio
per questi Paesi: è importante, perché loro partono, sicuramente, da livelli di reddito
e di benessere inferiore al nostro e possono colmare il gap; però diventa anche elemento
di svantaggio per le aree del sud d’Europa. Quindi è importante adesso che l’Europa
concepisca anche qualcosa per favorire il recupero delle aree del sud d’Europa e per
evitare che il gap tra nord e sud cresca ulteriormente.
D. - Pensando alle
politiche economiche, che cosa significa per l’Unione Europea inglobare un altro pezzetto
di Balcani? Pensiamo - non so - ai commerci con l’Asia o ad altri equilibri economici…
R.
- Diciamo che è importante questo allargamento verso est. C’è sempre in piedi anche
il rapporto con la Turchia, anche se per ora la questione è stata un po’ accantonata…
Diciamo che - guardando alla parte positiva - c’è l’idea che esista un rapporto commerciale,
di pace, di stabilità tra tutti i Paesi dell’Europa e l’allargamento ad est è un fatto
sicuramente positivo e importante, perché quando c’è prosperità, c’è pace, non ci
sono conflitti. E’ però chiaro che per mantenere poi questo risultato ed evitare che
si riaprano delle questioni che abbiamo visto nel passato in Europa, bisogna avere
il coraggio - ripeto - di rinnovare un pochino le politiche europee. In questo momento
soprattutto la tensione oggi non è con l’est, tra est e ovest, ma appunto è tra nord
e sud.
D. - Parliamo di mercato unico: le imprese, piccole, medie o grandi,
sono pronte ad investire in Serbia, secondo lei?
R. - Sappiamo benissimo che
oggi, soprattutto in Italia, il problema fondamentale è la domanda interna e il luogo
dove si può recuperare è proprio quello dell’export. La domanda globale è molto sostenuta,
il Pil globale aumenta e quindi le imprese riescono ad andare oltre il mercato nazionale
o perché sono di una certa dimensione o perché si organizzano in distretti. E così
hanno la possibilità di agganciare quella che è la ripresa mondiale. Quindi è molto
importante per le nostre imprese internazionalizzarsi, anche se poi dobbiamo fare
assolutamente qualcosa per far ripartire anche il mercato interno.