Cancellieri: il sistema giudiziario in sofferenza , ma dalla riforma i primi risultati
incoraggianti
Dal decreto carceri varato a dicembre arrivano risultati incoraggianti: meno detenuti
e meno ingressi mensili. Il funzionamento del sistema giudiziario continua però ad
essere in sofferenza con oltre 8 milioni di processi pendenti, anche se questo non
deve costituire un alibi per l’immobilismo. Così in sintesi il guardasigilli Annamaria
Cancellieri nella sua annuale relazione in Parlamento sull’amministrazione della giustizia.
Critiche da Forza italia, Lega e M5S che torna a chiedere la mozione di sfiducia per
il ministro. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Prima alla Camera
poi al Senato, il sistema giudiziario messo a nudo dal ministro Cancellieri, può vantare
dopo il decreto carceri un decremento di circa 2000 presenze tra dicembre 2013 e gennaio
2014 e un dimezzamento degli ingressi mensili. Ma mostra tante sofferenze e emergenze
nonostante gli interventi introdotti negli ultimi anni volti a conferire, spiega il
ministro, dignita' ai detenuti e all'Italia un’immagine di attenzione ai diritti umani.
Tra le novità positive citate dalla Cancellieri si registrano l’informatizzazione
ampliata, il rinnovo della geografia giudiziaria con la chiusura di sedi minori, i
nuovi concorsi per i magistrati e l’apertura di 12mila nuovi posti di lavoro. Le criticità
che comprendono anche l’aumento dei disagi minorili in carcere, riguardano invece
soprattutto l’eccessivo carico di lavoro per gli uffici: a giugno 2013 si contavano
tra penali e civili più di 8 milioni di processi pendenti, una dilatazione quantitativa
e qualitativa, che la Cancellieri lega a più litigiosità e attività criminale, e alle
"trasformazioni della società". Per non parlare dei 378 mln di euro che tutto ciò
produce di debito pubblico. Ma la riforma deve andare avanti,insiste la Cancellieri,
non produrrà alcuna alterazione dell'equilibrio sociale, poiche' non e' previsto alcun
automatismo bensì porterà risparmi, efficienza e vivibilità. In merito a indulto
e amnistia il ministro è possibilista, "il Parlamento sceglie se ricorrervi" sottolinea,
ma certo entrambi "consentirebbero di rispondere e alle sollecitazioni che arrivano
dal Consiglio d'Europa".