Ucraina: proteste e scontri, 150 feriti. Janukovich accetta il negoziato con i filo-europeisti
Dilaga la protesta 'europeista' in Ucraina. Almeno 150.000 persone si sono radunate
dietro le barricate di piazza Maidan a Kiev per ribadire il “no” al presidente Janukovich
ed al suo accordo con la Russia e per manifestare contro un pacchetto di leggi che,
tra l'altro, inasprisce le pene per chi partecipa a dimostrazioni non autorizzate.
Violenti gli scontri, con un bilancio di almeno 150 feriti, fra cui 70 poliziotti.
Sentiamo Giuseppe D’Amato:
Dopo i gravi
incidenti della serata il presidente Janukovich ha accettato di negoziare con i filo-europeisti,
creando un “gruppo di lavoro”. L’obiettivo è di allontanare lo scontro dalle strade.
“Qui si rischia la guerra civile”, aveva detto preoccupato il leader di Udar, Vitalij
Klitschko, uno dei leader della protesta. A Kiev si è assistito a scene di guerriglia
urbana. Anche in Parlamento non si riesce a discutere e la battaglia è con continui
colpi bassi. Nei giorni scorsi alla Rada si è assistito ad un'ennesima rissa tra deputati.
La maggioranza filo-presidenziale è comunque riuscita a far passare una legge contro
le manifestazioni pubbliche e la finanziaria per il 2014. Ecco quindi la necessità
di un confronto diretto tra le parti, mentre gli Stati Uniti valutano l’assunzione
di sanzioni contro le autorità ucraine “in risposta all’uso della violenza”. L’Unione
europea invita le parti alla calma ed al negoziato.
Sull’attuale momento
vissuto dall’Ucraina, ascoltiamo mons. Boris Gudziak, vescovo dell'Eparchia
ucraina di San Volodymyr a Parigi, intervistato da Laura Ieraci:
R. – Le proteste
sono molto più che una reazione al rifiuto europeo da parte del governo ucraino. Per
capire bene la situazione del Paese, è importante sapere che la storia del 20.mo secolo,
in Ucraina, è stata proprio tremenda. Diciassette milioni di persone sono state uccise,
in un modo o in un altro, durante tutto il secolo. Questo è, dunque, un movimento
di dignità, di libertà, non solo politica ma antropologica, psicologica e spirituale.
Milioni di persone hanno già partecipato negli ultimi due mesi a questo movimento
del maidan, che vuol dire “piazza”, diffuso in tutta l’Ucraina. E’ un fenomeno
attraverso il quale gli ucraini manifestano il desiderio di vivere in un altro modo.
D.
– Come sono coinvolte le Chiese in Ucraina in questo movimento?
R. – Le Chiese
sono, più o meno, tutte presenti. L’8 dicembre scorso, il Consiglio delle Chiese e
le organizzazioni religiose ucraine hanno presentato una dichiarazione pubblica comune.
In essa, si dichiara che il presidente dovrebbe ascoltare la gente, che non si può
far ricorso alla violenza e che il Paese non dovrebbe essere diviso. I leader ecclesiastici
hanno richiamato tutte le parti al dialogo, indicando proprio nel dialogo l’unica
via d’uscita da questa crisi. Seguendo, dunque, le parole di Papa Francesco – il pastore
abbia addosso "l’odore delle pecore" – la Chiesa in Ucraina cerca di essere vicino
alla gente. E in queste settimane, centinaia di sacerdoti sono presenti, pregando,
ascoltando le confessioni. Ogni giorno, comincia con una preghiera ecumenica, cosa
che non ha precedenti. La preghiera è, dunque, pubblica in un Paese con diverse religioni
che però agiscono insieme. E’ un maidan di gioia, è un’espressionedi
quanto è scritto nel Vangelo.
D. – Abbiamo sentito, però, delle intimidazioni,
delle minacce da parte del governo ai cittadini e pure adesso alla Chiesa...
R.
– Per la Chiesa ucraina greco-cattolica, non è una novità. Durante il 20.mo secolo,
dal ‘45 all’ ‘89, tutti i vescovi sono stati arrestati e la Chiesa era clandestina.
Così è stata ridotta, attraverso questa persecuzione, a 320 sacerdoti, ma ha mantenuto
intatti i suoi principi. Quando è uscita dalla clandestinità, nell’89, la Chiesa ucraina
greco-cattolica aveva un’autorità morale singolare nel Paese. E’ stata anche molto
dinamica in questi anni. Se un tempo aveva 300 sacerdoti, con un’età media di 70 anni,
oggi ha tremila sacerdoti con un’età media di 40 anni. Nonostante sia una Chiesa minoritaria,
avendo cinque milioni di fedeli in un Paese di 46 milioni, probabilmente la Chiesa
ucraina greco-cattolica è l’organismo più grande nella società civile. Questa minaccia,
dunque, è una minaccia molto seria e c’è una grande tensione, con il controllo dei
media, che è già cominciato. Le autorità di governo possono infatti cercare di controllare
anche le Chiese.