Thailandia: la protesta scossa da un altro attentato
Cresce la tensione in Thailandia, in vista delle elezioni anticipate del 2 febbraio.
Un nuovo attentato esplosivo ha scosso domenica la protesta anti-governativa in corso
da oltre due mesi a Bangkok, causando almeno 30 feriti. La doppia deflagrazione giunge
a 48 ore di distanza da un’altra bomba lanciata contro un corteo dei manifestanti,
costata la vita a una persona. Da Bangkok, Stefano Vecchia:
Dopo altre vittime
nel fine settimana, la Thailandia comincia a credere che i tempi della sua crisi non
saranno brevi e che, soprattutto, non saranno pacifici. Mentre il governo sta pensando
di imporre una versione radicale della legge d'emergenza che consenta di ordinare
lo scioglimento delle manifestazioni e ai militari di attuarlo, l'opposizione chiama
da oggi al blocco di ogni attività governativa nelle sue roccaforti attorno alla capitale
e nel Sud del paese. Ieri due esplosioni di granate tra i manifestanti raccolti attorno
al Monumento alla Vittoria hanno provocato 28 feriti, tra cui alcuni gravi. Si è trattato
del secondo attentato del genere, dopo quello di venerdì con 38 anti-governativi feriti
e uno ucciso, ma ormai ogni notte – e così è stato anche in quella trascorsa – è uno
stillicidio di intimidazioni a colpi di arma da fuoco e lancio di piccoli ordigni
esplosivi contro i presidi degli anti-governativi che cercano di bloccare le attività
del governo e di raccogliere attorno a sé il malcontento verso l'esecutivo. Un esecutivo
che continua a sostenere la sua volontà di arrivare al voto anticipato del 2 febbraio
ma si trova davanti anche la crescente ostilità di parte dei suoi elettori e dalla
sua maggioranza. Da un lato, contadini in agitazione perché da mesi non ricevono i
pagamenti promessi per la cessione di riso al governo, costringendo le autorità a
mosse finanziarie che rischiano di portare a nuove sanzioni e nuove accuse di abuso
di potere verso premier e ministri; dall'altro movimenti interni alla coalizione al
potere che puntano ora a propri programmi in senso moralizzatore. La protesta, che
mantiene sette presidi fissi in altrettanti incroci strategici della città, continua
intanto nel tentativo di costringere il governo alle dimissioni, variando gli obiettivi
delle iniziative e delle marce. Oggi Bangkok prova a riaprire uffici pubblici e scuole,
ma nessuno osa scommettere sulle prospettive di normalità di questa metropoli che
va perdendo la tradizionale vitalità e vede declinare il numero dei visitatori.