In migliaia ieri a Bologna, per salutare il direttore d'orchestra e senatore a vita
Claudio Abbado morto lunedì scorso all'età di 81 anni. Molti i messaggi di cordoglio,
tra cui quello del cardinale Caffarra e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
che ha ricordato come il grande musicista abbia” onorato in Europa e nel mondo la
grande tradizione musicale dell’Italia”. Nella camera ardente ogni ora un gruppo di
musicisti si avvicenda per eseguire brani di Bruckner e Schubert, amati dal maestro.
Sulla figura di Abbado, Maura Pellegrini Rhao ha intervistato il maestro di
armonia del conservatorio di Santa Cecilia, Nello Narduzzi:
R. - Viene a
mancare uno dei personaggi chiave nella musica italiana ma anche internazionale, perché
non solo era un grande direttore d’orchestra ma ha partecipato e contribuito alla
formazione di compagini strumentali di assoluto rilievo, non ultima l’Orchestra Mozart
di Bologna. La sua vita è anche un esempio di come si possa gestire la notorietà e
la fama con assoluta umiltà nella consapevolezza di dare un’immagine della propria
persona che sia anche un traguardo per i giovani che vogliono affrontare la carriera
del musicista.
D. - Colpisce particolarmente la frase: “Vorrei che si affermassero
sempre più le convinzioni che ispirano il nostro modo di lavorare”...
R. -
È vero, perché la vita di un musicista è fatta di umiltà, lavoro, grande studio, guardare
sempre con umiltà per migliorarsi. E se tutti quanti coloro che si occupano di cose
sociali avessero questo iter mentale, molte cose, forse, andrebbero meglio.