Settimana preghiera per unità cristiani. Pastore Adamo: "rispondere della speranza
che è in noi"
“Cristo è stato forse diviso?”: é su questa domanda dell'apostolo Paolo alla comunità
cristiana di Corinto, lacerata da conflitti interni, che si concentra la riflessione
proposta quest'anno per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Dal 18
al 25 gennaio, sono tante le iniziative che vedono impegnate tutte le Chiese e le
confessioni cristiane per approfondire la conoscenza e l'accoglienza reciproche. Intensa
l'attività ecumenica promossa ad esempio dalla Chiesa valdese di Piazza Cavour a Roma
guidata dal pastore Antonio Adamo. Adriana Masotti lo ha intervistato:
R. - “Cristo
non può essere diviso”. Questa affermazione è per noi un monito in ogni stagione della
nostra vita. Sentiamo in particolar modo nel corso della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani, la necessità di riflettere sul senso della nostra vocazione
cristiana nel nostro tempo. Noi siamo chiamati a rispondere della speranza che è in
noi. L’ecumenismo è una realtà che appartiene al nostro essere cristiani oggi; ciò
significa che la ricerca della comunione con altre chiese è una priorità. Ora, noi
sappiamo che il cristianesimo è una realtà multicolore e l’ecumenismo ci permette
di imparare ad apprezzare senza pregiudizi quanti confessano Gesù Cristo nella propria
identità ecclesiastica particolare. E quindi, anche la Settimana di quest’anno, ci
vedrà impegnati in numerosi incontri ecumenici, di preghiera, di confronto, di scambio
di ambone, di pulpito. Oggi abbiamo accolto con gioia la comunità parrocchiale del
Sacro Cuore del Cristo Re, e il parroco, don Angiolino, ha predicato da noi; domenica
prossima, io mi recherò con la mia comunità nella parrocchia di Cristo Re, dove sono
invitato a tenere l’omelia della Messa domenicale. I cristiani sono chiamati a pregare
per la loro unità; noi non preghiamo perché nasca una super Chiesa. Il primo segno
importate da dare in questo tempo è questo: i cristiani non sono in conflitto, ma
sono lungo il cammino di una riconciliazione vissuta, ricercata. Credo che questa
sia per noi l’esperienza comune.
D. - A che punto si può dire che sia arrivato
il senso di fraternità, di reciproco riconoscimento tra le varie confessioni cristiane,
in particolare tra cattolici e la comunità valdese …
R. - La storia delle relazioni
ecumeniche tra la nostra Chiesa e la Chiesa cattolica data ormai parecchi anni. Ci
sono stati dei momenti molto belli di incontro, anche di conoscenza reciproca; abbiamo
raggiunto alcuni momenti particolarmente significativi: ricordo il documento comune
sui matrimoni interconfessionali, in cui sono stati superati alcuni ostacoli e alcuni
pregiudizi che hanno permesso una maggiore accoglienza delle coppie interconfessionali.
Il cammino è ancora lungo. Noi sappiamo che ci sono delle differenze nel modo di vivere
il cristianesimo; tuttavia, sappiamo anche che la fede comune in Gesù Cristo, la Bibbia
sono il nostro patrimonio più grande, e questo, è un patrimonio comune. Ed è a partire
dalla Confessione di fede, a partire dalla ricchezza della Parola di Dio che ci è
stata donata che noi possiamo procedere oltre.