Usa. Rapporto del Pew Reserch Center: sempre più violata la libertà religiosa nel
mondo
Il 74% della popolazione mondiale è esposta ad alti livelli di ostilità da parte di
singoli o gruppi della società, che di fatto limitano l’esercizio della libertà religiosa.
Si tratta della più alta percentuale negli ultimi 6 anni. Sul fronte invece delle
restrizioni governative, il 64% dell’umanità vive in Paesi che limitano fortemente
o impediscono addirittura la libertà religiosa e di coscienza. È quanto emerge dalla
lettura dell’ultimo rapporto del "Pew Research Center’s Forum on Religion & Public
Life", presentato venerdì alle Nazioni Unite e ripreso da L’Osservatore Romano. Nell’ultimo
anno preso in esame — i dati si riferiscono al 2012 — il numero di Paesi con un tasso
molto alto di ostilità sociale contro minoranze religiose è salito a venti, rispetto
ai quattordici dell’anno precedente e registra un record negativo. A questa lista,
nel 2012 si sono aggiunti nuovi Paesi, soprattutto del Sudest asiatico. Ma i nuovi
dati mostrano un aumento considerevole delle limitazioni di questo diritto fondamentale
anche nei Paesi mediorientali e nordafricani, complici soprattutto gli sviluppi socio-politici
sopraggiunti in seguito alle cosiddette primavere arabe. Inoltre, è aumentato anche
il numero di governi che hanno stretto le maglie al libero esercizio di questo diritto
umano fondamentale. Da quest’anno, figurano tra quelli con le più alte restrizioni
anche Paesi che prima non figuravano in questa lista, come alcuni della zona caucasica.
In sintesi, si può dedurre che le ostilità religiose sono aumentate in tutte le principali
regioni del mondo, tranne le Americhe. La quota dei Paesi con un livello elevato o
molto elevato di restrizioni governative sulla religione è rimasto più o meno lo stesso
nell’ultimo anno di studio. Circa tre Paesi su dieci (29%) avevano un livello elevato
o molto elevato di restrizioni governative nel 2012, rispetto al 28% nel 2011 e del
venti per cento a partire da metà 2007. L’Europa ha segnato il maggiore aumento del
livello medio di restrizioni governative nel 2012, seguita da vicino dal Medio Oriente-Nord
Africa, l’unica altra regione in cui il livello medio di restrizioni governative sulla
religione è aumentato. Tra i 25 Paesi più popolosi del mondo, alcuni hanno fatto registrare
nel 2012 restrizioni governative e ostilità sociali. Come nell’anno precedente, il
Pakistan ha fatto registrare il più alto livello di ostilità sociali che coinvolgono
la religione. E per la prima volta il Myanmar è stato inserito tra i Paesi dove le
ostilità sociali sono ritenute “molto elevate”. I due indici presi in esame — quello
delle ostilità sociali e quello delle restrizioni governative — guardano anche all’incidenza
delle intimidazioni, persecuzioni o violazioni contro specifici gruppi religiosi.
Pertanto, secondo i dati raccolti dal Pew Research Center, i cristiani nel 2012 hanno
subito una qualche forma di maltrattamento in 110 Paesi del mondo. Seguono, in questa
classifica, i musulmani, che ne sono vittima in 109, poi gli ebrei in 71, e via via
indù e buddisti. Comunque, non c’è comunità religiosa che non risulti essere discriminata
o perseguitata almeno in qualche parte del mondo. Nello studio, sono riportati anche
casi specifici di ostilità contro le minoranze religiose. Episodi di tal genere sono
stati registrati nel 47% dei Paesi nel 2012, nel 38% nel 2011 e del 24% nell’ultimo
anno preso in esame. In particolare sono segnalati casi in Sri Lanka, Paese a maggioranza
buddista, dove spesso vengono presi di mira luoghi di culto musulmani e cristiani,
e in Egitto, dove si registra un incremento degli attacchi alle chiese copte e alle
attività imprenditoriali gestite da cristiani. I Paesi più virtuosi in fatto di libertà
religiosa risultano essere il Giappone, il Brasile e il Sud Africa, mentre l’Italia
si colloca assieme a Gran Bretagna, Francia e Germania, nella classifica dei Paesi
con “ostilità sociali alte”. (I.P.)