2014-01-17 13:30:30

Richiedenti asilo, dono non minaccia. Così p. Neuhaus sulla politica israeliana per gli immigrati


“Dovremmo trattare i rifugiati come esseri umani anziché etichettarli a priori come criminali”. A parlare, attraverso un comunicato di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), è padre David Neuhaus, vicario del patriarcato latino di Gerusalemme per i cattolici di lingua ebraica e responsabile per la pastorale dei migranti in Israele. Il religioso, a proposito della politica israeliana in materia di richiedenti asilo, afferma che “molti politici e media locali descrivono i rifugiati come degli infiltrati. Non si dovrebbero usare parole tanto dure per delle persone costrette a fuggire per salvare la propria vita”. Ricordando il messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato – che si celebra domenica 19 gennaio - padre Neuhaus sottolinea come i richiedenti asilo dovrebbero esser considerati “un dono e non una minaccia”. Il Parlamento israeliano tempo fa aveva approvato un provvedimento, il cosiddetto Anti-Infiltration Act, che - ricorda Acs - permetteva al governo di detenere fino a tre anni tutti gli immigrati irregolari, inclusi i richiedenti asilo, prima di espellerli dal Paese. Lo scorso dicembre - prosegue il comunicato - la Knesset ha ridotto il periodo di detenzione a un anno e contemporaneamente il primo gruppo di richiedenti asilo, circa 480 persone provenienti da diversi Stati dell’Africa, è stato trasferito in una struttura nel deserto del Negev, da cui durante la notte non può uscire nessuno e dove i migranti sono obbligati a presentarsi ai controlli tre volte al giorno. Nelle ultime settimane migliaia di persone hanno protestato in piazza a Tel Aviv e di fronte al Parlamento a Gerusalemme; non è mancata neanche la reazione dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Israele è tra i Paesi firmatari della Convenzione di Ginevra che proibisce di applicare sanzioni contro i richiedenti asilo, sebbene immigrati illegalmente. “Il governo israeliano – dichiara padre Neuhaus ad Acs – avrebbe la possibilità di distinguere tra rifugiati e migranti in cerca di lavoro. Ma ciò non accade: i richiedenti asilo sono spesso trattati come tutti gli altri, senza che nessuno verifichi se hanno effettivamente diritto allo status di rifugiati". Peraltro, prosegue il religioso, pochissime richieste vengono approvate e soltanto dopo lunghe attese. Attualmente in Israele i richiedenti asilo sono circa 53mila, in maggior parte giunti da Eritrea e Sudan. Oltre 40mila di loro sono cristiani, perlopiù ortodossi. (G.A.)







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