Presentato libro su mons. Sambi. Card. Sodano: "Fu il nunzio della riconciliazione"
A tre anni dalla morte, avvenuta a Baltimora, negli Stati Uniti, è nelle librerie
“Pietro Sambi, nunzio di Dio”: il volume scritto da Valerio Lessi per le edizioni
Cantagalli. Il libro racconta la vita dell’arcivescovo romagnolo e diplomatico molto
apprezzato che spese la sua vita a servizio della Chiesa. Alla presentazione, nella
sede della nostra emittente il cardinale Angelo Sodano ed il professor Marcello Pera.
C’era per noi Benedetta Capelli:
Un sacerdote
partito da Sogliano al Rubicone, nel cuore della Romagna, che ha percorso le strade
del mondo seguendo la luce del Vangelo. Pietro Sambi si definiva “prete per vocazione,
storico di formazione e diplomatico per obbedienza”. In queste parole, c’è tutto il
suo amore per la Chiesa che servì, negli scenari più diversi del mondo, contribuendo
a pacificare e gettare ponti di dialogo. C’è l’Africa nel suo destino: il Camerun
è il suo primo incarico e poi più tardi il Burundi, sconvolto allora dagli scontri
tribali. Era “un nunzio della riconciliazione” secondo il cardinale Angelo Sodano,
segretario di Stato emerito, che ricorda anche la grande esperienza di mons. Pietro
Sambi in Israele:
"Era molto lieto di essere rappresentante pontificio
nella terra di Gesù, nella terra degli Apostoli, nella terra dei primi Martiri. Le
difficoltà non erano poche, ma una sua caratteristica era quella di non indietreggiare
di fronte agli ostacoli. Quindi, anche là portò il suo mattone per la costruzione
della riconciliazione, seguendo il metodo del dialogo e ricordando – da buon italiano
– l’antico detto dei romani: 'Gutta cavat lapiden – ovvero - la goccia scava la roccia'".
Un
nunzio che come tutti i diplomatici della Santa Sede – evidenzia il porporato – rappresenta
il cuore del Papa, un collaboratore capace di aiutare il Pontefice nella sua missione
d’amore. Nella carriera di mons. Sambi ci sono altri incarichi importanti a Cuba,
Algeria, India, Nicaragua, l’Indonesia e gli Stati Uniti per volere di Benedetto XVI.
Qui, cresce il rapporto con Marcello Pera che così lo ricorda:
"Sapeva
dialogare, sapeva parlare, conosceva i problemi ed era sempre preparato sui dossier
principali. Non era soltanto l’uomo cordiale, l’uomo della fede, il diplomatico; aveva
una sua concezione, cioè aveva maturato opinioni profonde".
Uomo di fede
e creatore di rapporti: questa la definizione di mons. Luigi Negri che, da
vescovo di San Marino Montefeltro, aveva promosso la realizzazione del libro su mons.
Sambi: "Un costruttore, un creatore ma il movente segreto di questa straordinaria
capacità creativa era proprio la sua fede. La fede del suo popolo del Montefeltro
con cui si sentiva assimilato fisiologicamente. Io prima pensavo che scherzasse, ma
tutte le volte che mi vedeva diceva che io ero il suo vescovo. Poi, con l’andare del
tempo, mi resi conto che lui ci credeva. Si sentiva ancora parte di questa comunità".
Molte
e diverse le caratteristiche dell’arcivescovo Sambi. Tra queste, una certa riservatezza
tanto da non far trapelare, nemmeno alla famiglia, le sue gravi condizioni di salute.
Secondo l’autore, Valerio Lessi, era principalmente un pastore:
"Una
persona che entrava nella vita di mons. Sambi vi entrava per sempre. Suo grande amore
era la missione alla libertà della Chiesa. Ciò che gli premeva ovunque era che la
Chiesa fosse libera di esercitare la sua missione. In questo, lo sosteneva la fedeltà
e l’amore ai Papi che lui rappresentava: Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI poi".
Un uomo obbediente che ha detto sempre sì alla Chiesa e che non aveva
mira di carriera diplomatica. Alle voci che lo volevano cardinale rispondeva: “Quando
si va davanti al Signore non conta il colore della veste, rossa o viola, conta solo
la veste bianca del Battesimo”.
"Nel testamento, da ciò che uno lascia
come ultime volontà, spesso si capisce il cuore di una persona. Il testamento di Sambi
dice due cose: ciò a cui più lui teneva erano la Chiesa e i poveri".