2014-01-17 14:44:36

Frizioni tra Israele ed Europa, dure accuse di Netanyahu


Giornata densa di avvenimenti, quella di giovedì, per il prosieguo del dialogo israelo-palestinese promosso dal segretario di Stato americano John Kerry in missione in Medio Oriente. Il premier dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu, ha avuto colloqui ad Amman con re Abdallah II di Giordania. Poi in serata, nell’incontro con i giornalisti, le forti accuse di ipocrisia all’Europa. Da Bruxelles critiche ai nuovi insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi, ma nessuna condanna – ha detto Netanyahu – sui proclami e sugli attentati contro Israele. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Antonio Ferrari, esperto di Medio Oriente e già analista politico del Corriere della Sera:RealAudioMP3

R. – Penso che l’atteggiamento dell’Europa, in qualche misura, si raccordi con la politica estera dell’amministrazione Obama e del segretario di Stato Kerry: gli americani non vogliono rinunciare a quello che hanno sempre detto, e cioè la soluzione dei due Stati. Questa scelta tuttavia significa cercare di arrivare al congelamento di nuovi insediamenti.

D. – E’ credibile, l'accusa di Netanyahu all’Europa?

R. – Che l’Europa abbia avuto qualche ambiguità nei confronti dei palestinesi, non dicendo fino in fondo quello che avrebbe dovuto dire, è possibile. Però, che Netanyahu venga a tirar fuori questa storia adesso, suona abbastanza sconveniente: perché una delle condizioni per riavviare il processo di pace è il congelamento degli insediamenti. Altrimenti, se continuano ad allargarsi gli insediamenti, le possibilità di arrivare alla soluzione dei due Stati, di arrivare alla pace si escludono definitivamente, ma non solo. Io credo che questo non sia nell’interesse neanche di Israele, perché i demografi stanno dicendo che nel giro di 15-25 anni la maggioranza della popolazione israeliana sarà araba e quindi c'è il rischio che si metta in discussione l’ebraicità stessa dello Stato di Israele.

D. – Ieri Netanyahu era in Giordania, dove ha detto: “Il processo di pace israelo-palestinese deve necessariamente coinvolgere altri attori, tra questi proprio Amman” …

R. – Lo deve coinvolgere per forza. Però, la Giordania non può lasciarsi coinvolgere senza vedere una prospettiva chiara, una prospettiva definitiva. Non dimentichiamo che il 67-70% della popolazione giordana è di origine palestinese. E’ chiaro che la Giordania accetta di essere coinvolta, ma a patti chiari – come aveva detto prima re Hussein e oggi dice re Abdallah: la Giordania vuole arrivare alla soluzione dei due Stati, perché senza la soluzione dei due Stati la Giordania continuerà a pagare gli effetti delle tensioni che avvengono dall’altra parte del Giordano.







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