2014-01-17 14:07:32

Aperta quarta edizione delle "Letture teologiche" promosse dalla diocesi di Roma


“I classici della spiritualità cristiana” è questo il tema della quarta edizione delle tre letture teologiche, promosse dalla diocesi di Roma, che si sono aperte questo giovedì sera nella capitale presso l’Aula della Conciliazione del Palazzo apostolico lateranense. Nel primo incontro, si è riflettuto sulle “Confessioni di sant’Agostino”. Marina Tomarro ha intervistato Massimo Borghesi, docente all’Università degli studi di Perugia e tra i relatori della serata:RealAudioMP3

R. – “Le Confessioni” inaugurano un genere letterario assolutamente nuovo e inedito. Tutto si fonda su questa relazione personale tra l’io di Agostino e Dio, tra l’io e il tu. E questo è il modo evangelico. In realtà, Agostino ripete esattamente nella sua vita gli incontri, la dinamica con cui Gesù incontrava i suoi amici, i suoi avversari nelle strade della Galilea, della Giudea. E questo modo evangelico è fatto proprio da Agostino. Agostino è colui che fa teologia ringraziando. Teologia per Agostino è proprio un movimento di gratitudine verso quel Dio, che l’ha salvato dalla sua perdizione. La vita di Agostino è stata una vita di peccato: l’ambizione, le donne abbandonate. Quando lui è stato travolto e preso dalla presenza di Dio attraverso gli amici, attraverso gli incontri che ha fatto, questo gli ha cambiato la vita.

D. – “Le Confessioni” nascono dopo un lungo percorso. Sono quindi una lode a Dio?

R. – La “confessio” è “confessio” del peccato e “confessio” della grazia. Quindi, in un unico movimento sono pentimento e lode. Di fronte a quel Dio dice: “Chi sono io per te, al punto che tu ti debba curare di me?” Ecco, questa è la dinamica delle Confessioni. Agostino ha la percezione di essere assolutamente nulla e di essere stato anche spregevole nella sua vita precedente, eppure Dio attraverso Monica, attraverso Ambrogio, attraverso gli amici l’ha rincorso, non l’ha abbandonato: l’ha preso con sé, l’ha voluto con sé.

D. – Quanto è attuale il loro messaggio?

R. – Direi che è attualissimo. Non a caso, comunque, “Le Confessioni” sono al centro da secoli della vita cristiana e ritornano sempre straordinariamente attuali. Oggi, lo sono più che mai, nel senso di una sensibilità che noi diciamo “moderna” appunto, ma in realtà vogliamo dire vicina alla vita, al cuore della persona, perché è come se in Agostino venisse fuori quella sete inespressa di Dio, quel desiderio di felicità, che anche l’umanità contemporanea ha sotto la cenere, sotto la palude dei nostri giorni. Quindi, riesce ad intercettare profondamente e direi soprattutto lo intercetta nel senso della consapevolezza che siamo tutti dei poveri uomini e abbiamo un bisogno disperato di qualcuno che ci voglia bene. Il Dio di Agostino è un Dio che ti vuole bene, al di là dei tuoi peccati, ti perdona, ti trattiene e ti abbraccia.

E all’incontro era presente anche il cardinale vicario Agostino Vallini. Ascoltiamo il suo commento:

“Sant’Agostino è un colosso della fede e del pensiero, per cui è difficile restringere in una battuta la sua grandezza. Posso dire l’ansia di ricerca della verità e di Dio. Basti questa espressione che ritroviamo nelle Confessioni: 'Signore tu ci hai fatto per Te ed inquieto è il nostro cuore finché non riposa in Te'. Mi pare che possa sintetizzare il desiderio dell’uomo di essere in pienezza e di esprimersi secondo le istanze più profonde dello spirito, che non possono non portare a Dio”.







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