Siria. Mons. Zenari: la comunità internazionale risponda al grido di dolore del Paese
Delusione per il risultato della conferenza dei Paesi donatori della Siria tenutasi
in Kuwait. Il Segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, ha reso noto che l’ammontare dei fondi
messi a disposizione, per far fronte all’emergenza umanitaria causata dalla guerra
civile, è di due miliardi e 400 milioni di dollari, un terzo in meno rispetto a quanto
sperato. E sempre dall’Onu arriva la denuncia di esecuzioni di massa nel nord del
Paese per mano di gruppi jihadisti, tra i quali lo Stato islamico dell'Iraq e del
Levante legato ad al-Qaeda. Sul fronte diplomatico, intanto, a meno di una settimana
dall’inizio della Conferenza di pace "Ginevra 2", s’incontrano a Mosca i rappresentanti
governativi di Russia, Iran e Siria. Sulle difficoltà di far fronte efficacemente
all’emergenza umanitaria, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente a
Damasco il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari:
R. – L’aspetto
umanitario dovrebbe avere la priorità. Non passa giorno in cui io non senta il grido
di questa gente, che è sempre più povera e che, addirittura, muore di stenti. E’ una
cosa che fa veramente impressione. E’ una situazione umanitaria che si aggrava di
settimana in settimana, di giorno in giorno.
D. – Come rispondere a questo
grido di dolore?
R. – Alle volte, io uso un’immagine per questa immane tragedia.
Ho vissuto nove anni fa, infatti, quella dello tsunami in Asia e qui c’è stata
veramente un’onda disastrosa, uno tsunami, che ha portato miseria e distruzione,
che ha portato sofferenza e morte. Ecco, in risposta a quest’onda distruttrice occorrerebbe
un’onda altrettanto forte, un altro tsunami positivo di solidarietà da parte
di tutta la comunità internazionale. Occorre che la comunità internazionale, nel suo
insieme, si faccia carico del grido che arriva da questa povera popolazione. Sono
milioni e c’è bisogno di una risposta urgente della comunità internazionale, di una
solidarietà particolare in questo momento.
D. – Una risposta, secondo lei,
che può venire dalla Conferenza di pace "Ginevra 2"?
R. – Sarebbe necessario
cominciare dall’imporre la cessazione della violenza e consentire l’accesso agli aiuti
umanitari. Purtroppo, c’è una vasta zona ancora, in cui non possono arrivare gli aiuti
umanitari, messi a disposizione dalla comunità internazionale. Certe province all’est,
ma anche zone attorno a Damasco, sono accerchiate da mesi e mesi per colpa degli uni
o per colpa degli altri. La comunità internazionale deve far pressione e le parti
in conflitto devono rispondere a questo grido di sofferenza e di bisogno.