Giornata dialogo cattolici-ebrei: P. Rossi De Gasperis. "Senza ebraismo cristianesimo
è solo dottrina"
"Le affermazioni
di Papa Francesco sulle relazioni con l'ebraismo sono molto importanti e si inseriscono
nella linea del miglior insegnamento pontificio da Giovanni Paolo II a oggi. Sposano,
ad esempio, l'idea che l'Alleanza di Dio con Israele 'non è mai stata revocata' che
ancora non è digerita bene da alcuni esegeti cattolici". Lo ricorda p. Francesco
Rossi De Gasperis sj, biblista, commentando i paragrafi dal 247 al 249 della
Evangelii Gaudium proprio nella 18ma Giornata dedicata all'approfondimento
e allo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. 'Con le sue affermazioni
il Papa apre poi a una possibile intesa pur riconoscendo che 'alcune convinzioni cristiane
non sono accettabili per l'ebraismo e che la Chiesa non può rinuinciare ad annunciare
Gesù', ma questo - commenta padre Rossi De Gasperis - è un punto da sviluppare molto,
perché il problema sta nel riconoscimento da parte di Israele di Gesù come Signore
e Messia. Ma è un punto che appartiene al futuro". Nell'esortazione apostolica
Papa Francesco afferma inoltre che 'non possiamo considerare l'ebraismo come una religione
estranea, né includiamo gli ebrei tra quanti sono chiamati ad abbandonare gli idoli
per convertirsi al vero Dio'. "Noi siamo nati dall'ebraismo - commenta p. Rossi De
Gasperis - veniamo dall'ebraismo e abbiamo bisogno dell'ebraismo per non perderci
in una religione senza storia. Il cristianesimo senza ebraismo diventa, infatti, dottrina
senza storia. Diventa un insegnamento dottrinale e perde la sua vera natura di storia
di Dio nella storia degli uomini". "Come potremmo poi chiedere agli ebrei di abbandonare
il loro Dio se è il nostro Dio?", continua il biblista. "C'è una continuità perfetta
tra ebraismo e cristianesimo. Gli ebrei non la vedono, ma noi abbiamo bisogno di tutto
l'Antico Testamento per capire poi come si arriva a Gesù Messia e Signore". "Coloro
che sono coinvolti nel dialogo ebraico-cristiano si rendono conto degli enormi progressi
che si stanno facendo", commenta in questa giornata di dialogo Marco Cassuto
Morselli, presidente Amicizia ebraico-cristiana di Roma. "Purtroppo non
sono molti gli ebrei e i cristiani coinvolti del dialogo anche per le forze limitate
che hanno le nostre Amicizie ebraico-cristiane, gestite esclusivamente da volontari",
aggiunge. "Fu dopo l'incontro con Jules Isaac, tra i fondatori della prima "Amitiés
judéo-chrétiennes" di Francia che Giovanni XXIII decise che il Concilio si sarebbe
occupato delle relazioni con gli ebrei", spiega Morselli. Dal 2005 la Giornata del
dialogo - voluta dalla Cei con l'Assemblea Rabbinica Italiana - riflette ogni anno
su una delle Dieci parole del Decalogo. Una lettura distorta dei cosiddetti Dieci
Comandamenti, come una serie di divieti che limitano la libertà, è stata però data
recentemente da Eugenio Scalfari in un suo editoriale su Repubblica.
"Scalfari ha scritto che la legge Mosaica non contempla diritti, né permette libertà",
ricorda Morselli. "Quello del fondatore di Repubblica è un testo intriso di 'marcionismo',
cioè di rifiuto dell'Antico Testamento, che vede quindi un dio della vendetta da una
parte e un dio dell'amore dall'altra. Non è solo una presentazione in termini negativi
dell'ebraismo ma anche una rappresentazione completamente falsata del rapporto fra
ebraismo e crsitianesimo". "Colpisce negativamente che questi stereotipi antigiudaici,
che grazie al Concilio sono meno presenti nella cultura cattolica, ritornino ora attraverso
un esponente della cultura laica". (A cura di Fabio Colagrande)