Chi visita la Casa pontificia trovi il calore di una famiglia: così il Papa agli Addetti
di Anticamera
La Casa Pontificia è il luogo dove ogni membro della Chiesa sperimenta "calore familiare"
e "sostegno" alla propria fede. Lo ha affermato Papa Francesco nel ricevere in udienza
gli Addetti di Anticamera, ovvero coloro che svolgono la mansione di accogliere gli
ospiti in occasione di udienze, cerimonie e ricevimenti ufficiali. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
La Casa del
Papa in Vaticano è di tutti i credenti, ha Gesù per "padrone" e chi vi lavora è a
servizio del suo messaggio d’amore universale. È in questo contesto, e con questa
consapevolezza, che Papa Francesco intende il lavoro svolto da uno dei gruppi più
antichi della Famiglia pontificia, gli “Addetti di Anticamera”, ricevuti con le loro
famiglie. Il loro nome ufficiale è del 1968, quando Paolo VI lo utilizzò nel Motu
Proprio Pontificalis Domus, ma gli storici fanno risalire a Clemente VIII,
e quindi a oltre 400 anni fa, l’“embrione” di questo gruppo di uomini, all’epoca denominato
“Cavalieri della Bussola”. Da questa lunga tradizione discende un dovere e una responsabilità,
ma soprattutto – sottolinea Papa Francesco – una presa di coscienza:
“Domandiamoci:
di chi è la Casa Pontificia? Chi è il padrone di questa Casa? La Casa Pontificia è
di tutti i membri della Chiesa Cattolica, che qui sperimentano ospitalità, calore
familiare e sostegno per la loro fede. E il vero Padrone di casa è il Signore, di
cui noi tutti siamo discepoli, servitori del suo Vangelo. Questo richiede che coltiviamo
un dialogo costante con Lui nella preghiera, che cresciamo nella sua amicizia e intimità,
e testimoniamo il suo amore misericordioso verso tutti”.
Papa Francesco
è riconoscente per il servizio svolto dagli Addetti di Anticamera in occasione di
visite di Stato e udienze. “Voi siete di casa”, dice, e “apprezzo tanto la premura
e la cordialità con cui svolgete il vostro lavoro, con spirito di accoglienza, animati
dall’amore per la Chiesa e per il Papa”. Per questo, ribadisce, il vostro è un lavoro
che ha bisogno di un’anima:
“La liturgia di ieri ci ha presentato la figura
del giovane Samuele che, abitando nel tempio di Gerusalemme, riconobbe la voce del
Signore e rispose alla sua chiamata. Anche questi ambienti siano per voi luogo in
cui ascoltare Dio che vi parla, che vi chiama a servirlo in modo sempre più maturo
e generoso”.
“Svolto con questo spirito – chiosa il Papa – il vostro lavoro
può diventare un’occasione per comunicare la gioia di far parte della Chiesa”.