Udienza generale. Il Papa: il Battesimo ci rende tutti anelli di una catena di grazia
Il Battesimo è il dono attraverso il quale da venti secoli la fede in Dio viene trasmessa
a ogni generazione. Ed è un dono che ha bisogno di un “nuovo protagonismo” missionario
da parte dei cristiani. Lo ha affermato ieri mattina Papa Francesco, di fronte a oltre
30 mila persone in Piazza San Pietro, nella seconda udienza generale dedicata a questo
Sacramento. In particolare, il Papa ha offerto sostegno ai cristiani di Terra Santa
e Giordania invitandoli a essere forti nelle persecuzioni. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Giappone,
inizi del 1600. La giovane Chiesa del Paese subisce una feroce persecuzione. Chi professa
fede in Cristo rischia la morte e a migliaia sono uccisi, mentre i preti vengono cacciati.
Papa Francesco racconta una storia emblematica per incidere nella testa e nel cuore
di chi lo ascolta quanto sia potente la grazia del Battesimo. Una storia di martirio
che ha un lieto fine addirittura a distanza di 250 anni:
“Allora la comunità
si ritirò nella clandestinità, conservando la fede e la preghiera nel nascondimento.
E quando nasceva un bambino, il papà o la mamma lo battezzavano, perché tutti noi
possiamo battezzare. Quando, dopo circa due secoli e mezzo (...) i missionari ritornarono
in Giappone, migliaia di cristiani uscirono allo scoperto e la Chiesa poté rifiorire.
Erano sopravvissuti con la grazia del loro Battesimo! Ma questo è grande! Il popolo
di Dio trasmette la fede, battezza i suoi figli e va avanti”.
Quella comunità
in Giappone sopravvisse nella fede grazie a una fiamma tenuta accesa di genitore in
figlio. E questo, ha riaffermato Papa Francesco, accade da sempre, fin da quando Gesù
inviò i primi Discepoli a battezzare:
“In effetti, come di generazione in
generazione si trasmette la vita, così anche di generazione in generazione, attraverso
la rinascita dal fonte battesimale, si trasmette la grazia. (…) C’è una catena nella
trasmissione della fede per il Battesimo, e ognuno di noi è l’anello di quella catena,
un passo avanti sempre, come un fiume che irriga. E così è la grazia di Dio e così
è la nostra fede, che dobbiamo trasmettere ai nostri figli, trasmettere ai bambini,
perché loro, quando siano adulti, la possano trasmettere ai loro figli”.
Ma
c’è un’altra cosa che insegna quell’antica storia dal Giappone: chi è battezzato è
per sua natura missionario. “Il Popolo di Dio – spiega Papa Francesco – è un Popolo
discepolo, perché riceve la fede, e missionario, perché trasmette la fede”. Per questo,
asserisce, serve un "nuovo protagonismo" nei cristiani di oggi. Tra i quali può accadere,
aggiunge tra gli applausi, che a essere maestro sia chi, in apparenza, venga ritenuto
soprattutto discepolo:
“Ma alcuni di voi diranno: ‘Padre, i vescovi non
sono discepoli, i vescovi sanno tutto; il Papa sa tutto, non è discepolo’. Eh, anche
i vescovi e il Papa devono essere discepoli, perché se non sono discepoli non fanno
il bene, non possono essere missionari, non possono trasmettere la fede. Capito? Avete
capito questo? E’ importante: tutti noi, discepoli e missionari!”.
E in
questo corpo unito – in cui si entra per la “porta” del Battesimo e in cui la "dimensione
comunitaria non è solo una 'cornice'" – vale anche un’altra regola:
“Nessuno
si salva da solo. Questo è importante: nessuno si salva da solo. Siamo comunità di
credenti, siamo popolo di Dio e in questa comunità sperimentiamo la bellezza di condividere
l’esperienza di un amore che ci precede tutti, ma che nello stesso tempo ci chiede
di essere ‘canali’ della grazia gli uni per gli altri, malgrado i nostri limiti e
i nostri peccati”.
La storia della Chiesa in Giappone ritorna poco dopo,
quando Papa Francesco saluta i vari gruppi in Piazza San Pietro. Il Papa individua
i fedeli della Terra Santa e della Giordania e a loro in particolare indica il comportamento
di chi, 400 anni fa, seppe resistere in nome di Gesù:
“Le difficoltà e le
persecuzioni, quando vengono vissute con affidamento, fiducia e speranza, purificano
la fede e la fortificano.Siate veri testimoni di Cristo e del Suo Vangelo,
autentici figli della Chiesa, pronti sempre a rendere ragione della vostra
speranza, con amore e rispetto.”
Tra i saluti post-catechesi, da
rilevare quello ai Lancieri di Aosta, autori di operazioni di soccorso in favore degli
immigrati di Lampedusa. “Tutti esorto – conclude il Papa rivolto ai gruppi in piazza
– a vivere con generosità il proprio impegno ecclesiale, perché il Signore riempia
i cuori della gioia che solo Lui può donare”.