2014-01-15 18:39:22

Oggi la Giornata del dialogo tra cattolici e ebrei. Al centro il comandamento "Non rubare"


Si celebra oggi la 18.ma Giornata nazionale per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, sul comandamento “Non rubare”. Per l’occasione, la Pontificia Università Lateranense, alle 17.30, ospita un incontro promosso dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo della diocesi di Roma. Interverranno il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, e l’economista Stefano Zamagni. Mons. Marco Gnavi, incaricato dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo, racconta il significato di questo appuntamento al microfono di Antonella Pilia:RealAudioMP3

R. – Si tratta di approfondire i rapporti con il mondo ebraico, che per noi non sono estrinseci ma intrinseci al dna della nostra vita, perché Gesù era ebreo, ha pregato con le Scritture ebraiche dentro la tradizione ebraica; perché l’Alleanza mai revocata con il popolo del Primo Testamento ci spinge a guardare all’orizzonte escatologico, all’attesa del Regno, e lo facciamo insieme a loro su una terra piena di problemi, non ultimo quello dell’antisemitismo, che vogliamo affrontare e vincere insieme. Siamo spiritualmente parenti: Giovanni Paolo II nel 1986, visitando la Sinagoga, usò un’espressione originale chiamandoli “i nostri fratelli maggiori”. Dunque non possiamo prescindere dalla fraternità e dall’amore gli uni per gli altri che, pur nelle nostre vocazioni diverse, ci richiama tutti al bene comune dell’umanità e al contributo che possiamo dare in maniera originale, se possibile, insieme.

D. – Dal 2005 la riflessione verte sui 10 Comandamenti. Quest’anno si approfondirà l’ottavo Comandamento: “Non rubare” …

R. – Viviamo in un tempo fortemente economicista, segnato da un certo individualismo; siamo portatori – cristiani ed ebrei – di un senso della vita connesso al suo aspetto religioso, verticale, di rapporto con Dio, dal quale discende anche il dono dei beni e del Creato. “Non rubare” è un imperativo biblico che ci vede insieme difendere la dignità dell’uomo e anche proporre a questa nostra società una via diversa. Tra l’altro, è una società che conosce anche le derive del male per ciò che riguarda i beni e la spoliazione degli altri: rubare non è solo sottrarre, ma è anche immiserire la vita di chi ha diritto alla dignità, anche attraverso il bene del lavoro, i beni che lo sostengono.

D. – Perché è così importante riuscire a dialogare con i “fratelli maggiori” ebrei?

R. – E’ importante per comprendere il mondo ebraico e capire anche qualcosa di Gesù dall’interno del Primo Testamento, dell’Antico Testamento. E’ importante perché lì dove ebrei e cristiani difendono insieme la vita ne godono tutti. Dove la vita degli ebrei viene minacciata, invece, viene minacciata la vita di tutti. L’antisemitismo, l’antigiudaismo, i segni di odio che hanno seminato dolore fino alla Shoah, durante la Seconda guerra mondiale, sono un grande monito che chiede una risposta alta e quotidiana, quindi diffusa e larga, ma anche profonda per le sue motivazioni. E’ questo il senso, anche, di questi colloqui tra ebrei e cristiani.

D. – Per la prima volta la Giornata si svolgerà sotto il Pontificato di Papa Francesco, che ha anche annunciato il suo viaggio in Terra Santa. Qual è il personale apporto di Papa Francesco alla causa del dialogo tra ebrei e cristiani?
R. – Papa Francesco ha già ricevuto ufficialmente il rabbino capo Riccardo Di Segni e delegazioni internazionali; soprattutto, da arcivescovo di Buenos Aires, aveva un rapporto strettissimo con il rabbino Skorka, con il quale in tanti colloqui e in tanta amicizia e fraternità ha affrontato i temi del vivere, del dolore, della morte, della vita, i temi della spiritualità … Dunque direi che è connaturale a Papa Francesco uno sguardo di simpatia, di interesse, di amore per il popolo ebraico che, come dicevo, affonda le radici in un vissuto molto intenso.

Ultimo aggiornamento: 16 gennaio







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