2014-01-15 12:36:20

Centrafrica. Un missionario: senza ribelli Seleka prima notte tranquilla


A Bozoum prima giornata tranquilla ieri senza gli ex ribelli della Seleka: “Sono partiti tutti con un convoglio verso il Ciad e sono stati disarmati dalla Misca (la forza militare internazionale dei Paesi dell’Africa centrale a sostegno della Repubblica Centrafrica). Lo conferma all'agenzia Sir padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano a Bozoum, a 325 km dalla capitale Bangui. “La Misca ha pattugliato la città tutta la notte - racconta - ma alle 13 sono partiti verso Paoua, lasciando la città senza protezione. Speriamo che non ci siano problemi. Dovrebbero tornare oggi”. Padre Aurelio martedì si è diretto verso Bossangoa. Lungo la strada diverse case sono state bruciate dalla Seleka la settimana scorsa. Qui ha incontrato i 750 sfollati che hanno trovato rifugio nella scuola biblica della Chiesa Evangelica dei Frères. “Abbiamo organizzato una piccola riunione e annunciato la partenza della Seleka, con la possibilità di tornare a casa entro uno o due giorni. Abbiamo consegnato 240 kg di riso”, aggiunge. Ieri è stato organizzato un incontro tra gli antibalaka (trad: anti-machete, i gruppi di autodifesa che si sono organizzati contro gli ex ribelli della Seleka), i rappresentanti della Misca e il Comitato di mediazione. “Lo scopo di questi incontri - precisa il missionario - è di spiegare la partenza del Seleka, calmarli e convincerli a tornare ai loro villaggi e deporre le armi”. (R.P.)
In Centrafrica sarebbero un milione, secondo l'Onu, i civili sfollati ed oltre due milioni le persone bisognose di aiuto. Roberta Gisotti ne ha parlato con suor Dalva Maria Areia, missionaria brasiliana, superiora provinciale delle Suore comboniane del Centrafrica e Ciad, residente a Bangui, capitale centrafricana: RealAudioMP3

D. – Quasi un anno fa, nel marzo 2013, l’ex presidente Djotodia, a capo della coalizione musulmana dei Seleka deponeva l’ex capo di Stato Bozizè. Suor Dalva, cosa è cambiato da allora?

R. – La situazione è peggiorata rispetto a quella che stavamo vivendo in quel momento. E’ cominciata una fase di violenza molto grande. Questi uomini, venuti con l’ex presidente Djotodia, hanno cominciato a saccheggiare, a violentare le donne, a rubare nei magazzini, nei mercati e anche negli uffici del Paese. Questo ha provocato grande insicurezza e molta paura nella gente.

D. – E’ difficile, quindi, credere al presidente ad interim, che ieri ha rassicurato: “L’anarchia nel Paese è finita”, rivolgendosi sia ai guerriglieri musulmani che alle milizie cristiane...

R. – Credo che sia troppo presto per confermarlo. Anche se l’ex presidente Djotodia è partito, i suoi uomini, cioè la Seleka – si parla di 25 mila persone arrivate dal Ciad, dal Sudan, con qualche centrafricano – sono ancora nel Paese e sono armati.

D. – Sappiamo dell’impegno della Chiesa, perché il conflitto non si radicalizzi in un conflitto interreligioso...

R. – Giustamente, grazie a Dio, abbiamo una Chiesa con vescovi che hanno preso in mano veramente questa situazione. In questo momento, la diocesi di Bossangoa e la diocesi di Bangui, sono quelle che stanno soffrendo di più. E allora i nostri vescovi hanno denunciato alle persone che potevano aiutarci questa violenza enorme, cui stiamo assistendo in questo momento. Mi dispiace che la comunità internazionale e le persone che potevano aiutarci due o tre mesi fa non abbiano dato valore a queste voci. In questo mese, doveva esserci una riunione dei vescovi in Centrafrica, ma non c’è stata. Loro però hanno preparato un messaggio bellissimo, per invitare tutti i cristiani alla riconciliazione, al perdono e alla pace. Non si può costruire un Paese con questa violenza.

D. – Quindi, la presenza delle forze internazionali – sappiamo che ci sono forze dell’Onu, forze francesi – è stata, possiamo dire, inutile dal punto di vista del contrasto delle violenze?

R. – No, non posso dire che siano state inutili. Credo che se queste forze non ci fossero state sarebbe stato ancora peggio. Può darsi che loro dovessero prendere in mano prima la situazione. In questi giorni, nei quartieri si vedono tanti militari e noi ringraziamo perché queste forze oggi sono qui.

D. – Che cosa sperare per il prossimo futuro? Nuove elezioni al più presto?

R. – Sappiamo che oggi in parlamento hanno iniziato le consultazioni con i rappresentanti dei partiti e della società civile, per organizzare, preparare una lista di possibili candidati. La gente quindi aspetta un segno visibile che dia sicurezza, per tornare a casa.

Ultimo aggiornamento: 16 gennaio







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