Argentina. Il giudice Rizzi: no alla rimozione del crocifisso nelle aule di tribunale
“Non voglio rimuovere la croce perché sono cattolico e perché essa stessa è il simbolo
della pietà di Dio”. E’ la risposta del giudice argentino Luis Maria Rizzi alla campagna
lanciata dalla App (Asociación Pensamiento Penal) e dalla Adc (Asociación por los
Derechos Civiles), per la rimozione dei simboli religiosi dalle aule di tribunale
argentine. In una lettera inviata al Presidente della App, Mario Juliano, Rizzi ha
ribadito che non darà alcuna disposizione affinché vengano rimossi i crocifissi in
quanto “ho rispetto della croce e di una persona innocente, la più innocente dei condannati
a morte, e che è il simbolo della fede e dell’identità della maggior parte del nostro
popolo”. Il Giudice segnala nella missiva che: “La croce non offende, né discrimina
nessuno, credenti o meno, in quanto simbolo di pietà e di misericordia. Testimonia
che chi lavora sotto la sua protezione è una persona che ha timore di Dio e per questo
è imparziale e agisce secondo giustizia”. Rivolgendosi direttamente alle sigle che
stanno sostenendo la campagna, Rizzi scrive: “La libertà religiosa che voi difendete
interessa da vicino anche chi vuole avere accanto a sé la croce ed è una libertà che
non costringe a rimuoverla o ad occultarla”. Il Giudice argentino giudica quella dell’App
e dell’Adc una “missione triste” perché, secondo lui, “la croce è diventata un simbolo
incompatibile con un mondo che confonde il bene con il male. Un mondo che tutela i
diritti delle donne a scapito di quello dei bambini. Un mondo che esalta la corruzione
e premia la slealtà”. Ma il giudice nel suo scritto si dice convinto che: “Cristo
non ci abbandonerà, anche se ripudieremo e rimuoveremo la sua croce". (A cura di
Davide Dionisi)