Il Papa al Corpo diplomatico: "favorire dialogo e cultura dell'incontro"
"Serve un impegno
comune di tutti per favorire una cultura dell’incontro, perché solo chi è in grado
di andare verso gli altri è capace di portare frutto, di creare vincoli di comunione,
di irradiare gioia, di edificare la pace. Quanto dolore causa la chiusura in sé stessi".
Lo ha affermato Papa Francesco, nel discorso rivolto agli ambasciatori
accreditati presso la Santa Sede, durante la tradizionale udienza per lo scambio
degli auguri natalizi di inizio anno. Francesco, che presiedeva per la prima volta
questo appuntamento che è ormai una tradizione consolidata , in un ampio discorso,
ha citato numerose aree di conflitto e crisi umanitaria, dalla Siria alla Repubblica
Centroafricana, passando per la Libia, l'Iraq, il Sud Sudan. Ma il vescovo di Roma
ha anche chiesto politiche per sostenere la famiglia, ha condannato l'aborto, la tratta
degli esseri umani, l'indifferenza verso le tragedie dell'immigrazione e ha espresso
preoccupazione per l'esodo dei cristiani dal Medio Oriente e dal Nord Africa.
"Nel Papa si sente vibrare la compassione, che diventa indignazione, per le ferite
che vengono inferte a tanti fratelli e sorelle, a partire dai più deboli e emarginati",
spiega il teologo don Piero Coda (Istituto Universitario Sophia).
"Ma questo sentimento profondo di compassione con chi è vittima della violenza e dell'odio
e di indignazione contro i meccanismi dell'egoismo e dell'esclusione, diventa proposta
concreta di una atteggiamento spiritualmente rinnovato, convertito all'azione di Dio
nella storia, che si modula sulla relazione di prossimità e fraternità". "Non
a caso Francesco, con una bellissima espressione, già utilizzata a Lampedusa - spiega
don Coda - parla di 'pedita di senso della responsabilità fraterna'. Il Papa ci dice
che non possiamo tirarci indietro rispetto alla responsabilità che ci investe di fronte
a tutti quei casi in cui qualunque persona umana, dal concepimento fino all'espletamento
della sua vita terrena, sia in qualche modo sfruttata". "Mi sembra di vedere -
conclude il teologo - un'attuazione di quello che dice il Concilio nella
'Gaudium et spes', quando ci invita a superare un'etica puramente individualistica.
Il Papa insiste nel mettere al centro della società i giovani e gli anziani attuando
quasi una 'rivoluzione copernicana', rispetto ai nostri abituali criteri di produttività
e vigore fisico, per creare una comunità che metta davvero al primo posto la dignità
umana". (a cura di Fabio Colagrande)