2014-01-12 11:05:50

Mons. Tomasi: aspettando “Ginevra 2”, la Santa Sede rafforza l’impegno per la pace in Siria


Nel messaggio per il nuovo anno Papa Francesco ha ricordato che il mondo ha, sì, la "vocazione a formare una comunità composta da fratelli", ma questa è contrastata e smentita da una “globalizzazione dell’indifferenza". Mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, partendo dal tema della fraternità, si sofferma sulla guerra in Siria e gli impegni della nunziatura per il 2014. Gabriele Beltrami lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. - Oggi il pluralismo di culture, stili di vita, sistemi politici è più visibile. I mezzi di comunicazione portano anche nelle case di regioni remote l'evidenza dei modi diversi di vivere e l'aumento della pluralità umana ha portato anche in società culturalmente compatte la presenza di persone che non sono solo braccia lavoro, ma portatrici di religioni e tradizioni molto tipiche e molto distinte. Riaffermare che siamo una sola famiglia di Dio, che siamo fratelli diventa non solo un dovere di annunciare il messaggio del Vangelo, ma anche una necessità pratica per convivere in pace. La fraternità vissuta diventa condizione di pace e quindi di sviluppo e quindi di inclusione di tutti nei benefici e nei doveri che creano società sane e costruttive. L'intuizione di Papa Francesco di dare priorità alla fraternità - nel suo primo messaggio della Giornata mondiale della Pace - coglie nel segno: è il rimedio alla frammentazione sociale, agli egoismi e alle guerre in corso, che solo creano ingiustizia e sofferenza.

D. - Come parlare di fraternità in un contesto come quello delle Nazioni Unite?

R. - Alle Nazioni Unite e negli organismi intergovernativi internazionali la voce della Santa Sede ribadisce il valore della solidarietà che viene appunto dal fatto che ogni persona ha pari dignità e merita rispetto e aiuto. Perciò nella programmazione e formulazione di nuovi accordi, per esempio per un commercio equo o per la protezione di persone con handicap come gli ipovedenti, due nuovi accordi raggiunti in quest'anno che si è da poco concluso, la missione della Santa Sede a Ginevra si è attivata per sostenere delle conclusioni operative che beneficiano oggi milioni di persone.

D. - La conferenza sulla Siria del 22 gennaio si avvicina: quali sono le prospettive sul tavolo?

R. - La ricerca di pace nel Medio Oriente è un impegno di lunga data della comunità internazionale. La guerra in corso in Siria e l'esplosione di conflitti in Iraq e altrove obbligano a raddoppiare gli sforzi per mettere fine alla violenza e alle sofferenze di milioni di persone. La situazione è resa complessa dal sovrapporsi di interessi strategici per grandi Paesi, come la Russia e gli Stati Uniti; dal sovrapporti di competizione per una leadership politico-religiosa tra Iran e Arabia Saudita o tra sciiti e sunniti; e dal sovrapporsi, in questo già complesso panorama, dell'esigenza di semplice sopravvivenza per i cristiani della regione. Il primo e urgente passo da fare è di fermare la violenza e la distruzione in corso. Il Santo Padre Francesco ha fatto sentire chiara la sua voce per una giusta pace nel Medio Oriente e tra poco vi andrà di persona. Sul suo esempio, la Pontificia Accademia delle Scienze ha convocato un incontro di esperti e personalità religiose per riflettere e trovare delle raccomandazioni operative da offrire alla Conferenza delle Nazioni Unite che si dovrebbe tenere il prossimo 22 gennaio a Ginevra da parte di tutte le forze politiche coinvolte nel conflitto siriano.

D. - Ci sono iniziative specifiche che la Nunziatura ha messo in agenda a margine dell'incontro?

R. - Anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese organizza in questi giorni - il 16 e 17 gennaio - un incontro di leader religiosi cristiani e musulmani per dare sostegno ai politici e per testimoniare l'urgenza della pace e mettere fine all'esodo forzato di milioni ormai di donne, uomini e bambini e all'eccidio di tante persone civili. La missione della Santa Sede a Ginevra è intervenuta sulla questione della Siria e continua a farlo proponendo il rispetto dell'uguaglianza di ogni cittadino con tutti i suoi diritti umani davanti allo Stato. Non è l'etnia o la religione a cui uno appartiene che deve dettare doveri e diritti, ma il rispetto della persona umana anzitutto. Su questa strada della cittadinanza uguale per tutti a lungo andare è possibile trovare pace e cooperazione in Medio Oriente.

D. - Quali le urgenze da affrontare in questo 2014?

R. - Anche il 2014 si prospetta un anno impegnativo sia per il lavoro regolare del Consiglio dei Diritti Umani e della Conferenza del Disarmo, sia per le esigenze umanitarie che i conflitti in corso in Africa e nel Medio Oriente stanno facendo emergere, per esempio le nuove ondate di rifugiati nella Repubblica Centrafricana e nel Sud Sudan. La presenza della Santa Sede è un po' la voce della coscienza. Prioritaria rimane la ricerca della pace, senza la quale non si può avere sviluppo economico e una vita normale e costruttiva. Altre preoccupazioni su cui siamo impegnati sono la libertà religiosa oggi, l'impiego dei giovani, la protezione dei bambini, il traffico di persone e le migrazioni. Partecipare in questo processo, come stimolo alla solidarietà vera, attua la fraternità che Papa Francesco annuncia.







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