2014-01-11 14:40:22

Studente pakistano muore sventando strage. Bhatti: eroico esempio contro l'estremismo


Ha fatto il giro del mondo la notizia dello studente pakistano di 14 anni, che ha sventato una strage lanciandosi su un attentatore suicida, pronto a far saltare in aria una scuola con 2mila alunni nel distretto di Hangu. L’azione è stata poi rivendicata da un gruppo settario sunnita. Ora tutto il Pakistan chiede per questo giovane che ha dato la vita per salvare quella dei suoi compagni, il massimo riconoscimento al valore previsto dall’esercito. Il servizio di Cecilia Seppia:

Appena il giovane Aitazaz ha visto un detonatore sbucare sotto la tunica di un kamikaze, non ha esitato. Gli ha tirato un sasso, l’ha inseguito, strattonato per il giubbotto, fino a gettarglisi addosso e ad attutire con il suo corpo, l’esplosione fortissima, che avrebbe provocato una strage. E’ accaduto lunedì alla Ibrahimzai School nel distretto di Hangu, nella provincia del Khyber, ma solo ieri Mudassar, cugino del ragazzo, lo ha raccontato ai media. “Ho cercato di dissuaderlo, ha detto, ma lui era troppo coraggioso, il migliore di tutti anche in classe”. Per lui, eroe bambino, migliaia di articoli, omaggi commossi di Facebook e Twitter e gli appelli al governo perché gli conferisca il massimo riconoscimento al valore, generalmente riservato all’esercito. I suoi compagni ora lo chiamano “Aitazaz cuor di leone”. Qualche reporter locale lo ha definito martire nella guerra contro i talebani. E poi Malala, la ragazzina che nel 2012 si prese un colpo di pistola in testa per aver sfidato il divieto di studiare nel distretto dello Swat, ha offerto alla famiglia del ragazzo 3.500 euro. La scuola, teatro di questo drammatico episodio, aspetta la visita del premier Sharif che ha ribadito di voler intensificare la lotta al terrorismo.


Ascoltiamo il commento di Paul Bhatti, presidente dell’associazione Apma (“All Pakistan Minority Alliance”):RealAudioMP3

R. – Questo gesto da una parte fa dolore, perché un giovane ha perso la vita. D’altra parte, quanto accaduto da un grande messaggio perché per la gente del posto, specialmente i bambini e gli alunni delle scuole, in una zona particolarmente colpita dal terrorismo estremista, questo giovane ha dimostrato questo coraggio e questa sensibilità. E’ un messaggio molto positivo! Io ringrazio il presidente e il primo ministro che hanno proposto di assegnare a questo studente il riconoscimento di una medaglia al coraggio: questo riconoscimento è tra i più prestigiosi, in Pakistan.

D. – Quindi, abbiamo detto un gesto coraggioso, certamente, che però ci induce anche a riflettere su come questa gente – i giovani, in particolare – in Pakistan vivano in un clima di perenne terrore: in qualunque momento infatti può saltar fuori un kamikaze e uccidere persone innocenti in nome di chissà cosa …

R. – Sì: questa certamente è una cosa che va sottolineata. Dall’altra parte, voglio dire che in Pakistan ci sono scuole religiose che giustificano questo tipo di formazione kamikaze in nome della religione. La sensibilità dimostrata da questo studente condanna, in qualche modo, quel tipo di educazione e di ideologia che sta distruggendo il Paese. Perciò, da parte degli studenti che hanno potuto vedere da vicino come l’intenzione del kamikaze fosse di uccidere loro e i loro compagni, ci sarà di certo la condanna di questo tipo di ideologia che invece alcuni giustificano – perché per la religione lo stanno già facendo – e questo sarà un grande messaggio che il coraggio di questo ragazzo saprà trasmettere.

D. – A rivendicare l’attacco è stato un gruppo settario sunnita. Ovviamente, parliamo di lotte intestine tra sunniti e sciiti, parliamo della piaga del terrorismo, della mancata tutela delle minoranze religiose: a che punto siamo, su questo fronte?

R. – La tutela delle minoranze religiose e l’insorgere di estremismi, in Pakistan, sono direttamente proporzionali all’instabilità del Paese. Il Pakistan, ultimamente, sta diventando ulteriormente instabile: lo è dal punto di vista dell’economia, a causa della disoccupazione che sta aumentando. Il Paese sta soffrendo in maniera incredibile, e questi atti sono direttamente proporzionali. Se il Paese sta soffrendo, se il Paese diventa instabile, chiaramente le minoranze che fanno parte dei gruppi maggiormente emarginati ed oppressi, soffrono molto di più. Noi abbiamo un’associazione, che era stata fondata da mio fratello minore Shabbaz, che si chiama “Alleanza di tutte le minoranze del Pakistan” e con questa abbiamo programmato, per i prossimi mesi, varie attività di dialogo interreligioso. Abbiamo proposte ben precise da presentare al primo ministro e al gabinetto dei ministri, che sono volte a tutelare le minoranze religiose. E vedo qualche segnale positivo: indirettamente, attraverso alcuni ministri, ho mandato questo messaggio al primo ministro, e vedo reazioni positive. Tra queste proposte, ad esempio, il diritto al doppio voto, l’eliminazione dalle scuole di alcune materie d’insegnamento che portano la discriminazione religiosa nel Pakistan; pure, la formazione di alcune aziende affinché creino maggiori possibilità di lavoro per le donne, svantaggiate in Pakistan.

D. – Lei ha parlato di tante proposte che sono, immagino, anche sul tavolo del governo. Però, per il premier Sharif, comunque resta predominante la questione della lotta al terrorismo …

R. – Sì, certo: infatti, finché non ci sarà pace in Pakistan, finché non sarà eliminato il terrorismo in Pakistan, nessuno potrà avere beneficio. L’economia non potrà riprendersi, non ci sarà educazione, non ci sarà armonia, in Pakistan.







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