2014-01-11 14:22:31

Siria: attesa per la riunione dell'opposizione, in programma a Parigi


Resta sempre tesa la situazione in Siria. Negli ultimi giorni sono stati 500 i morti negli scontri tra gruppi ribelli e miliziani qaedisti, nel Nord del Paese. In attesa della riunione "Ginevra 2", in calendario il 22 gennaio a Montreaux, domani a Parigi è in programma il vertice degli “Amici della Siria” per cercare di trovare una posizione compatta all’interno dell’opposizione. In merito, Benedetta Capelli ha intervistato Marco Pizzigallo, ordinario di Relazioni internazionali all'Università Federico II di Napoli:RealAudioMP3

R. - È auspicabile che vengano sciolte tutte le riserve e cadano veti incrociati. Io mi auguro una posizione condivisa che se non altro potrà molto agevolare, sul piano diplomatico, a rendere meno impervio e meno accidentato il cammino della conferenza "Ginevra 2", convocata per il 22 gennaio. Quello delle opposizioni è un fronte al cui interno ci sono varie componenti. A creare molta preoccupazione il fronte anti Assad composto da miliziani più o meno, direttamente o indirettamente, collegati a gruppi che fanno capo al radicalismo militante e che, quindi, sono su posizioni estreme.

D. – L’incognita per "Ginevra 2" invece è rappresentata sempre dalla posizione iraniana, mentre la Russia negli ultimi giorni ha ribadito il suo forte sostegno ad Assad…

R. – Sì. Il punto qui è cruciale: la Russia e l’Iran che fanno parte del "problema siriano", devono anche far parte della soluzione. Dobbiamo lasciare campo alla diplomazia, quindi fare sì che la riunione sia il massimo della rappresentatività possibile. Si deve trovare una road map nella quale prima di tutto imporre il cessate-il-fuoco a tutte le parti, quindi liberare il popolo siriano; in secondo luogo porre le basi per una transizione al dopo regime che deve essere guidata dalla Comunità internazionale.

D. – Riguardo ad Assad, negli ultimi tempi, a livello di terreno, la sua posizione si è rafforzata…

R. – Perché Assad ha potuto contare sull’appoggio risolutivo e determinante delle milizie armate Hezbollah che provenivano dal Libano. Da un lato abbiamo quel che resta delle truppe siriane leali al regime di Assad – e che sono prevalentemente di confessione alawita – queste sono aiutate dalle milizie Hezbollah anch’esse di ispirazione sciita. Questa alleanza ha fatto registrare sul campo dei passi avanti. Dall’altro lato, ripeto, abbiamo un fronte abbastanza composito delle opposizioni.

D. – Il Nord del Paese è sconvolto da questa battaglia tra gruppi ribelli e miliziani qaedisti. C’è anche – secondo molti osservatori – il rischio di balcanizzazione della Siria…

R. – Il rischio è reale. Le milizie comunque – direttamente o indirettamente collegate alla galassia qaedista – sono molto attive anche in altri Paesi dello scacchiere mediorientale, basta pensare all’Iraq o all’onda d’urto che potrebbe colpire il Libano. Il pericolo è reale, ma l’antidoto non può essere la radicalizzazione delle posizioni o la speranza che da Ginevra esca una soluzione che vada bene solo ad uno degli attori. Tutti gli attori interni o esterni alla crisi siriana – ma non estranei ad essa – devono fermarsi ed evitare di proseguire su questa strada e cercare, a tutti i costi, di imboccare la via della soluzione diplomatica.







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