Iraq: scontri a Falluja e Ramadi, decine di morti nelle ultime settimane
Desta ancora allarme la situazione in Iraq, nelle città di Falluja e Ramadi, contese
tra miliziani sunniti del cosiddetto ‘Stato Islamico dell’Iraq e del Levante’ e forze
di sicurezza governative. Secondo attivisti della società civile locale, è di 370
vittime il bilancio degli scontri degli ultimi 10 giorni nell’area, una settantina
di chilometri a ovest della capitale Baghdad. Più caute le fonti ufficiali, che parlano
di 60 morti e quasi 300 feriti. E migliaia di famiglie hanno dovuto lasciare le loro
case. Il servizio di Davide Maggiore: Tra le centinaia
di morti contati dagli attivisti dell’Organizzazione per la pace e i diritti umani
di Al Anbar, 73 sarebbero civili e 21 bambini. I cecchini e il coprifuoco imposto
in città, riferiscono le stesse fonti, hanno reso impossibile a molti uscire dalle
proprie abitazioni. Chi invece è fuggito – il numero oscilla, a seconda dei conteggi,
tra le 13 mila e le 18 mila famiglie – comincia solo ora, lentamente, a far ritorno
a casa: molti profughi, però, sono ancora rifugiati in scuole, edifici abbandonati
o addirittura tende. E se l’esercito iracheno e i capi tribali suoi alleati hanno
ripreso il controllo della maggior parte di Ramadi, dove solo il 10% delle zone finora
occupate resterebbe ora in mano ai miliziani qaedisti, a Falluja la situazione è diversa.
Nelle scorse ore si è fatta strada l’ipotesi di una trattativa che eviti un attacco
delle truppe governative: in caso di successo della mediazione, gli islamisti dovrebbero
cedere il controllo della città ad alcuni capi tribali. E l’esecutivo iracheno, guidato
dal premier sciita Nouri al-Maliki ha ricevuto nelle stesse ore il sostegno del Consiglio
di sicurezza Onu, che ha citato “gli sforzi del governo per garantire la sicurezza
della popolazione”, esortando tutti gli iracheni al “dialogo e all’unità nazionale”.