2014-01-08 12:21:57

Centrafrica. Il vescovo di Bossangoa: "Sono atti criminali e non scontro religioso"


Le comunità cristiane e musulmane “sono ostaggio della logica criminale” dei gruppi che si stanno affrontando nella Repubblica Centrafricana, afferma mons. Nestor Désiré Nongo Aziagbia, vescovo di Bossangoa, in un messaggio rivolto ai fedeli in occasione del Natale. Ripercorrendo la recente storia del Paese, il vescovo ricorda che proprio un anno fa nel dicembre 2012 la ribellione Seleka avviava la sua offensiva che l’avrebbe portata nel marzo 2013 a cacciare l’ex Presidente Bozizé da Bangui. “I cambiamenti promessi da questi venditori di illusioni non hanno portato altro che sofferenze al popolo centrafricano” denuncia mons. Nongo Aziagbia. “Stupri, omicidi, rapimenti a fini estorsivi, furti, incendi di campi e abitazioni, atti di vandalismo contro le strutture amministrative, annientamento della memoria storica con la distruzione degli archivi comunali, saccheggi delle strutture ecclesiali, profanazione delle chiese. Il quadro è sinistro, la desolazione è ovunque”. Le file della Sekeka sono state integrate da banditi “che si sono attribuiti gradi militari che indossano con arroganza”. In reazione alle violenze subite, la popolazione si è costituita in milizie di autodifesa denominate anti balaka (“anti machete”, in riferimento all’arma usata da Seleka per mutilare e uccidere le proprie vittime), eredi di gruppi già presenti fin dagli anni ’90 per combattere il banditismo. Gli scontri tra Seleka e anti balaka sono ormai degenerati in una logica criminale della quale a farne le spese è la popolazione. “Occorre assolutamente uscire da questa sciagurata mescolanza che consiste nell’assimilare gli anti balaka ai movimenti cristiani e i seleka ai musulmani” afferma mons. Nongo Aziagbia. “In effetti non tutti gli anti balaka sono cristiani e non tutti i cristiani sono anti balaka. Lo stesso accade per i seleka e i musulmani”. La logica della rappresaglia ha costretto centinaia di migliaia di civili alla fuga. A Bossangoa, scrive il vescovo “la città è ormai ridotta in due punti: il vescovado dove sono stipate circa 50.0000 persone e la scuola Liberté dove sono rifugiati gli oltre 8.000 sfollati dalla comunità musulmana. A Bouca circa 3.500 persone sono accolte nella locale missione”. (R.P.)







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