Centrafrica. Il vescovo di Bossangoa: "Sono atti criminali e non scontro religioso"
Le comunità cristiane e musulmane “sono ostaggio della logica criminale” dei gruppi
che si stanno affrontando nella Repubblica Centrafricana, afferma mons. Nestor Désiré
Nongo Aziagbia, vescovo di Bossangoa, in un messaggio rivolto ai fedeli in occasione
del Natale. Ripercorrendo la recente storia del Paese, il vescovo ricorda che proprio
un anno fa nel dicembre 2012 la ribellione Seleka avviava la sua offensiva che l’avrebbe
portata nel marzo 2013 a cacciare l’ex Presidente Bozizé da Bangui. “I cambiamenti
promessi da questi venditori di illusioni non hanno portato altro che sofferenze al
popolo centrafricano” denuncia mons. Nongo Aziagbia. “Stupri, omicidi, rapimenti a
fini estorsivi, furti, incendi di campi e abitazioni, atti di vandalismo contro le
strutture amministrative, annientamento della memoria storica con la distruzione degli
archivi comunali, saccheggi delle strutture ecclesiali, profanazione delle chiese.
Il quadro è sinistro, la desolazione è ovunque”. Le file della Sekeka sono state integrate
da banditi “che si sono attribuiti gradi militari che indossano con arroganza”. In
reazione alle violenze subite, la popolazione si è costituita in milizie di autodifesa
denominate anti balaka (“anti machete”, in riferimento all’arma usata da Seleka per
mutilare e uccidere le proprie vittime), eredi di gruppi già presenti fin dagli anni
’90 per combattere il banditismo. Gli scontri tra Seleka e anti balaka sono ormai
degenerati in una logica criminale della quale a farne le spese è la popolazione.
“Occorre assolutamente uscire da questa sciagurata mescolanza che consiste nell’assimilare
gli anti balaka ai movimenti cristiani e i seleka ai musulmani” afferma mons. Nongo
Aziagbia. “In effetti non tutti gli anti balaka sono cristiani e non tutti i cristiani
sono anti balaka. Lo stesso accade per i seleka e i musulmani”. La logica della rappresaglia
ha costretto centinaia di migliaia di civili alla fuga. A Bossangoa, scrive il vescovo
“la città è ormai ridotta in due punti: il vescovado dove sono stipate circa 50.0000
persone e la scuola Liberté dove sono rifugiati gli oltre 8.000 sfollati dalla comunità
musulmana. A Bouca circa 3.500 persone sono accolte nella locale missione”. (R.P.)