Mons. Fragnelli: l'Epifania dà le risposte che il cuore dell'uomo cerca, ma non sa
darsi da solo
La Chiesa celebra questo lunedì la Solennità dell’Epifania che ricorda l’adorazione
del Bambino Gesù da parte dei Magi. In questa occasione, Papa Francesco presiede la
Santa Messa nella Basilica Vaticana a partire dalle 10.00, seguita a mezzogiorno dalla
tradizionale preghiera dell’Angelus. Sul significato dell’Epifania, ascoltiamo mons.
Pietro Fragnelli, vescovo di Trapani, al microfono di Tiziana Campisi:
R. - L’Epifania
mette questo in evidenza: il Figlio di Dio è venuto a dare quelle risposte che il
cuore umano cerca e che non può darsi da solo. È davvero il desiderio dell’uomo che
viene abbondantemente riempito dal desiderio di Dio di vivere con l’uomo ed è nello
stesso tempo il desiderio della Chiesa di rendersi strumento di questo Vangelo di
gioia che va incontro a tutti i popoli della terra, ad ogni cultura. Si sente in debito
di questa gioia, che nasce e sempre rinasce con Gesù Cristo, e vuole portarla al cuore
di ogni uomo.
D. – E’ un periodo in cui ovunque vengono allestite rappresentazioni;
nella sua diocesi sono diversi i presepi viventi. Ma ricordare le tradizioni, gli
usi e i costumi locali e legarli ad un presepe che significato ha?
R. – Credo
che il presepe ha innanzitutto una funzione di ricongiungimento del passato, del presente
e del futuro. È un’opportunità di fissare in una realtà simbolica tutta la storia,
la narrazione della nostra vita comunitaria, dei valori che portiamo con noi. Mi ha
colpito molto il fatto che i protagonisti del presepe possono essere e sono di fatto
tutti: i malati, i sani, i disabili e i normodotati. Sono tutti protagonisti di una
realtà che nella fede ci fa capire come il Signore ha assunto tutto l’umano. Quindi,
da questo punto di vista ancora oggi il presepe è un luogo privilegiato per la valorizzazione
della cultura locale - i costumi, i cibi, i giochi, le tradizioni locali – e dall’altro
lato è un modo per far riconoscere, proprio nella dimensione locale, il messaggio
universale del cristianesimo; la “genialità” del cristianesimo – il Mistero dell’Incarnazione
- sullo sfondo di questa genialità di ogni popolo, di ogni cultura. Sono anche esercizi,
non spirituali ma collettivi, quelli che si mettono in moto in occasione del presepe
e che fanno riscoprire un’appartenenza comune. Un percorso di vita che cerca la vittoria
sul male e la cerca nel domandare aiuto all’altro con il quale si condivide un evento
e nel domandare all’altro con la “A” maiuscola che è nostro Signore.
D. – Oggi,
guardando il presepe come guardare i Magi?
R. – I Magi sono il segno evidente
della sete insaziabile di infinito, di sapienza, di bontà che l’uomo porta con sé.
Questa sete non sarà mai distrutta da nessun consumismo, neanche di prodotti culturali
più o meno alla moda. I Magi oggi ci dicono che il cuore porta dentro di sé l’icona
di Dio, dell’assoluto, dell’eterno ed è per questo che continueranno ad indicarci
la strada verso il presepe.