Indonesia: dibattito sulla rimozione del credo religioso sui documenti d'identità
E’ tempo che in Indonesia si rimuova dalle carte di identità l’indicazione del credo
religioso: è la proposta lanciata da Basuki Tjahaja Purnama, politico cristiano che
ricopre l’importante ruolo di vicegovernatore del distretto della capitale Giakarta.
Come riferito all'agenzia Fides, la proposta ha suscitato nel Paese un ampio dibattito
perché va a toccare un “tabù”: nella nazione, infatti, è obbligatorio per ogni cittadino
appartenere ad una delle cinque religioni riconosciute (islam, cristianesimo, cattolicesimo,
induismo, buddismo o confucianesimo) e l’indicazione è riportata sul documento di
identità. Fra l’altro, notano alcuni studiosi, l’obbligo di scelta fra le cinque religioni
riconosciute ha indotto milioni di cittadini indonesiani – sparsi nelle 17mila isola
di un arcipelago vasto e plurale – a definirsi ufficialmente “musulmani”, mentre,
di fatto, seguono e praticano culti tradizionali, indigeni o ancestrali. Eliminare
l’obbligatorietà contribuirebbe, dunque, a ridefinire il volto religioso della nazione
indonesiana oggi. Il vicegovernatore Tjahaja Purnama, cristiano di etnia cinese, nativo
di Sud Sumatra, è una figura che già nei mesi scorsi è stata contestata da frange
islamiste che rifiutavano di essere sottoposte e a un funzionario di religione cristiana.
Il governatore di Giakarta Joko Widodo ha chiuso ogni polemica affermando di aver
“scelto in base ai meriti” e avocando a sé deleghe e competenze per gli affari religiosi
islamici. “Se la tolleranza è la chiave della libertà religiosa – ha spiegato Basuki
Tjahaja Purnama – per la crescita futura dell’Indonesia occorre avere il coraggio
di modificare una norma ormai desueta”. Rimuovendola, infatti, si vuole garantire
l’uguaglianza ed eliminare le discriminazioni che spesso subiscono i cittadini non
musulmani, anche in scuole e posti di lavoro pubblici. Alcuni leader musulmani hanno
espresso parere contrario: secondo Tubagus Robbyansyah, presidente della sezione di
Giakarta dell’organizzazione islamica “Nahdlatul Ulama”, “tutti i cittadini indonesiani
hanno il diritto di dichiarare la loro religione. E, conoscendo la religione di ognuno,
possiamo essere tolleranti”. Anche il viceministro federale per gli Affari Religiosi,
Nasaruddin Umar, ha detto che mantenere l’indicazione della fede sulla carta di identità
di ogni cittadino è importante, ad esempio, “per impedire i matrimoni interreligiosi
illegali”. (R.P.)