Il Papa in visita al presepe vivente di una chiesa romana. Il parroco: "Mi ha chiamato
tre giorni fa"
Papa Francesco, in occasione della Solennità dell'Epifania, visiterà nel pomeriggio
la chiesa romana di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, sulla Giustiniana, per vedere
il presepe vivente allestito dai parrocchiani. Una visita strettamente privata, nata
dalla decisione della parrocchia di scrivere una lettera al Pontefice. Al presepe
vivente partecipano circa 200 figuranti. Federico Piana ha intervistato il
parroco, don Dario Pompeo Criscuoli:
R. – L’occasione
per invitarlo è stata proprio quella del presepe vivente, attraverso il quale stiamo
coinvolgendo in parrocchia tante persone che hanno lavorato qui, ma anche tanti altri
che si sono avvicinati grazie a questo coinvolgimento che li ha resi protagonisti.
Devo dire che hanno risposto in maniera eccellente all’invito e si sono impegnati,
soprattutto gli artigiani della parrocchia e un bravissimo architetto. Tanti falegnami,
fabbri e poi giovani, bambini, ognuno ha avuto il suo ruolo: di angioletto, di pastore
… e quindi ognuno ha trovato la sua collocazione nel nostro presepe vivente.
D.
– Con che spirito vi siete preparati per accogliere il Papa?
R. – Certamente
ci ha spiazzato, perché mi ha telefonato appena tre giorni fa e quindi abbiamo dovuto
organizzare tutto in pochissimo tempo. Ci stiamo preparando con una celebrazione dell’Eucarestia
assieme al vescovo del settore e con un momento di preghiera e adorazione, con canti,
con letture, ricordando soprattutto gli scritti del Santo Padre.
D. – Cosa
vi aspettate da questa visita che, ricordiamo, sarà in forma strettamente privata?
R.
– Un fermento sicuramente della parrocchia, ma soprattutto io al Papa, telefonicamente,
dicevo che vogliamo essere confermati nella fede. Oggi, infatti, si dà per scontata
la fede, ma la fede ha bisogno di un’iniziazione cristiana, ha bisogno di un cammino,
ha bisogno di crescere. E si cresce nella fede all’interno di una comunità viva. Questo
è il nostro desiderio. Chiaramente questo avviene dopo che è stata annunciata una
Parola, il “Kerygma”, che, come dicono i Padri della Chiesa, è il “primum cristianum”.
Dopo l’annuncio del “Kerygma” s’inizia a vivere all’interno di una comunità. Allora
è questo lo spirito con cui stiamo vivendo questa visita. Il Papa viene a confermarci
nella fede e a dirci che Cristo è risorto. E’ risorto per noi e scende nelle nostre
morti, s’interessa a noi e non siamo soli. Questa è la notizia che la gente vuole
ascoltare oggi. C’è oggi un attacco violentissimo contro la speranza. La gente è disperata
e non trova più punti di appoggio. Allora, questo è il desiderio che nasce intanto
dal mio cuore, come parroco: che la gente si senta amata da Dio e, anche se debole,
si senta amata nella sua debolezza.
D. – Quando lei ha comunicato ai suoi parrocchiani
che sarebbe venuto il Papa, come hanno preso i parrocchiani questa bella notizia?
R.
– Beh, logicamente, c’è stato un urlo di gioia perché il Papa è molto amato. Chiaramente
i parrocchiani, tutti quanti, non vedevano l’ora di poterlo vedere da vicino. Questa
occasione, quindi, che viene data loro direttamente - la visita che si svolge nella
parrocchia - è stata accolta con grande gioia ed entusiasmo.
D. – Che frutti
sperate possa dare questa visita?
R. – I frutti sono sempre quelli della conversione.
Questi sono i frutti che io mi aspetto e che ci aspettiamo tutti: che la gente conosca
Cristo e inizi un cammino di riscoperta della propria debolezza e dell’amore di Dio
nella propria vita.