Calano gli aborti in Italia. Patrizia Lupo: dato significativo, ma nasconde realtà
complessa
Nel 2012 c’è stato un calo del 5% del numero degli aborti rispetto al 2011, come si
legge nei dati del Parlamento sulla relazione annuale che riguarda la Legge 194. Un
fenomeno certamente positivo che tuttavia va inquadrato in uno scenario più complesso,
come spiega Patrizia Lupo, responsabile del Segretariato Sociale per la Vita
Onlus di Roma, un servizio che si occupa di sostenere le future mamme che, davanti
a una gravidanza inattesa, pensano di ricorrere all’aborto. L'intervista è di Elisa
Sartarelli:
R. – Il dato
è certamente molto significativo, perché ogni volta che diminuisce il numero degli
aborti questo non può che farci piacere. Bisognerebbe però capire da cosa dipende
questa diminuzione. Per esempio, molte delle nostre mamme ritornano al loro Paese
di origine, perché qui non trovano lavoro e attraverso loro siamo venute a conoscenza
anche di moltissime altre donne straniere o coppie che rientrano, perché ormai c’è
la crisi. Tante donne romene, per esempio, preferiscono tornare al loro Paese d’origine
per abortire.
D. – Chi si rivolge a voi sono mamme o coppie giovani e per questo
impreparate ad avere un bambino, oppure adulti, magari con difficoltà economiche?
R.
– Noi abbiamo mamme di tutte le età: dai 14 anni fino anche alle 49enni. Finora abbiamo
avuto – credo – attorno alle 80 diverse nazionalità, e ovviamente tutte con il loro
bagaglio di sofferenza, di difficoltà e di problemi vari da affrontare e risolvere
per accogliere il bambino. Abbiamo anche molti giovani che si rivolgono a noi, che
si trovano di fronte a una gravidanza inattesa e sono incerti se ricorrere all’aborto.
Questi giovani hanno proprio bisogno di avere una loro famiglia, perché alle spalle
spesso c’è proprio la mancanza di una famiglia oppure ce n’è una problematica o genitori
divisi. Ultimamente, questo aspetto della mancanza del lavoro e dei problemi economici
è diventato sempre più rilevante, proprio a causa della crisi. Abbiamo avuto diverse
famiglie che di fronte ad un bambino hanno pensato di ricorrere all’aborto, proprio
perché mancavano del necessario per vivere. In alcuni casi, però, abbiamo visto anche
che l’amore per la vita è stato più grande di queste loro difficoltà.
D. –
Che tipo di aiuto offrite?
R. – Noi abbiamo offerto aiuti di diverso tipo:
aiuti economici, come il Progetto Gemma, che è di 160 euro al mese per 18 mesi consecutivi;
ma anche assistenza sanitaria, in alcuni casi assistenza legale, generi di necessità
per il neonato e altro ancora. Ci sono fasce che sono molto deboli come appunto quelle
degli stranieri. In particolare, qui a Roma c’è una grande comunità di nigeriane e
ci rendiamo conto che le loro condizioni di vita sono spesso proprio al limite della
sopravvivenza. Ma nonostante questo, sono comunque aperte alla vita e hanno il grande
valore della maternità. La crisi, purtroppo, è andata a toccare anche i servizi sociali,
perché le risorse sono sempre di meno, e questo credo che faccia aumentare anche il
ricorso all’aborto. Infatti, ovviamente, se mancano le risorse e una mamma si presenta
ad un servizio, chiede di essere aiutata e non si può fare che pochissimo, è chiaro
che questo la demotivi. Secondo me, a causa della crisi sta aumentando anche il ricorso
all’aborto, proprio perché non c’è lavoro, non c’è speranza, non c’è possibilità di
trovare vie d’uscita. Ci sono tantissimi centri come il nostro in tutta Italia che
possono aiutare quelle madri o quelle coppie che si trovano in difficoltà e pensano
di ricorrere all’aborto; magari non sarà tantissimo quello che si può fare ma è sempre
possibile fare qualcosa per accogliere una vita. E, magari, superare insieme questo
momento di crisi, perché la crisi di certo passerà ma un figlio resta, come resterà
per sempre la ferita profondissima per non aver accolto un bambino.