Siria, rapiti 5 operatori di Msf. Il Libano in tensione dopo l’attentato di giovedì
Sarebbero stati rapiti dai miliziani dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante,
legato ad al-Qaeda, i cinque operatori sanitari di Medici senza Frontiere, sequestrati
nel nord della Siria. Ad affermarlo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che
spiega che un gruppo di jihadisti è entrato in un ospedale nella provincia di Latakia,
nel nord ovest del Paese, e prelevato tutti i medici presenti per trasferirli in una
località sconosciuta. Tra questi ci sarebbero gli operatori di Msf. E intanto resta
alta la tensione a Beirut dopo l’attentato che giovedì scorso ha provocato 5 morti
e 77 feriti nella periferia sud della capitale. Per una testimonianza, Davide Maggiore
ha raggiunto telefonicamente nel Paese mons. Mansour Hobeika, vescovo di Zahle
dei Maroniti:
R. – C’è dappertutto
una grande inquietudine, in tutte le confessioni, sia tra i musulmani che tra i cristiani,
perché si teme che queste autobombe possano ripetersi, forse come avviene in Iraq.
Le forze di polizia non hanno la possibilità di sorvegliare tutte le strade e tutte
le auto. Dunque è una situazione che porta molta inquietudine tra i cristiani, ma
anche tra i musulmani, sia sciiti che sunniti.
D. – Quindi tutto il Paese
è inquieto?
R. – E’ una ripercussione dei fatti militari della Siria. Gli sciiti
del Libano sono attivi nella guerra in Siria contro i sunniti: questo fatto si fa
sentire anche in Libano, con una guerriglia sunnita-sciita. Questa è la causa delle
inquietudini!
D. – Lei ci descrive una situazione che è molto legata a quello
che sta accadendo in Siria: quindi bisogna, prima di tutto, trovare la pace in Siria?
R.
– Esatto! Rimane comunque la speranza che le referenze internazionali – diciamo gli
Stati Uniti e l’Europa – possano, anche attraverso le loro ambasciate in Libano, fare
qualcosa in favore della pace. Finora abbiamo notato che sono stati desiderosi di
mantenere la pace in Libano e senz’altro hanno fatto molto. Speriamo ora che continuino
a fare del loro meglio, anchetramite l’Iran e l’Arabia Saudita, che sono entrambe
influenti in Libano. Questi due Paesi possono influire nei due campi, quello sunnita
e quello sciita, in Libano in favore della pace. Questo è quello che speriamo! Adesso
abbiamo un governo provvisorio e non riusciamo a fare un nuovo governo e prossimamente
– tra circa 4 mesi – avremo anche le elezioni presidenziali: tutto questo però non
sta avanzando bene e non siamo sicuri che saremo in grado di fare questi due passi
importanti.
D. – Le vorrei chiedere se c’è un messaggio che lei, come vescovo
e come pastore, vuole far passare attraverso i microfoni della Radio Vaticana, rivolgendosi
a chi ci ascolta...
R. – Un messaggio di speranza nella Provvidenza e di speranza
anche nei valori religiosi, sia musulmani che cristiani: ci sono dei valori che devono
portare ad una certa intesa tra le due religioni. L’intesa ancora più urgente è quella
tra sciiti e sunniti! Noi facciamo del nostro meglio per mettere in evidenza questa
speranza nell’avvenire, altrimenti perderemmo la fiducia! Continuiamo a sperare e
ad operare in questo senso, dicendo che questo estremismo non serve a costruire un
avvenire buono per nessuno: l’estremismo è inutile anche gli stessi estremisti! Solo
i valori positivi costruiscono l’avvenire!