India. Il premier Singh abbandona la politica. Nel Paese continuano le manifestazioni
per la barbara uccisione di una minore
In India il premier Manmohan Singh ha annunciato che abbandonerà la politica dopo
le elezioni generali di primavera. Il primo ministro, duramente contestato dall’opposizione,
ha indicato Rahul Gandhi quale sostituirlo nel caso in cui il Partito del Congresso
dovesse vincere per la terza volta le consultazioni.
Intanto nel Paese continuano
le manifestazioni per la barbara uccisione, nei giorni scorsi, di una dodicenne, violentata
e bruciata viva nei pressi di Calcutta. Al microfono di Massimiliano Menichetti,
mons. Felix Machado, presidente dell’Ufficio per il dialogo e l’ecumenismo
della Conferenza episcopale indiana, ribadisce che ciò che è accaduto è “inaccettabile”:
R. - È un caso
veramente tragico! È inaccettabile che una vita venga tolta in questo modo! Sono troppi
questi casi, e mi dispiace che l’essere umano agisca come gli animali.
D. -
L’Unicef parla di più di 30 mila crimini commessi contro i bambini tra i 5 e i 18
anni in India nel 2011- inizio 2012. Come è possibile, in che contesto avvengono questi
crimini?
R. - Per vari motivi. Qualche volta le persone pensano che la legge
sia nelle loro mani, che la vita dei poveri non conti niente e quindi possono controllarla.
Un altro motivo è la mancanza di una crescita umana; c’è questo relativismo morale.
D.
- Quindi il problema è culturale?
R. - È anche culturale, poi c’è la mancanza
di educazione, il conflitto tra gruppi etnici, il sistema delle caste, cioè il castismo
… I fattori possono essere molteplici. Quest’anno abbiamo parlato tanto; anche i giornali,
la televisione hanno denunciato questi casi, ma nonostante questo, la violenza continua;
in questo momento c’è frustrazione. Ma come possono continuare queste cose, malgrado
l’elevata coscienza di questi tempi? L’anno scorso ne abbiamo parlato tanto, abbiamo
denunciato le violenze e malgrado tutto questo, le violenze continuano.
D.
- Il governo indiano ha inasprito le pene per i colpevoli di violenze sessuali, però
sono norme che non hanno avuto un esito …
R. - Il governo aveva dichiarato
la pena di morte per queste persone. In quanto cattolico, è inaccettabile togliere
la vita ad una persona qualunque sia il motivo, non è giusto! Ma, nonostante questa
pena, queste persone non hanno paura di compiere violenze, perché pensano che nessuno
possa fargli nulla. E qui entra in ballo il castismo.
D. - Cioè la divisione
in caste…
R. - Sì, perché chi appartiene alla casta alta, pensa di avere il
potere completo sugli esseri umani che appartengono alla casta inferiore. Questa è
la mentalità, questo castismo che rimane.
D. - Che cosa fa la Chiesa in questo
contesto e che cosa bisognerebbe fare?
R. - La Chiesa parla sempre della dignità
della persona umana. Dio ti ha dato la legge morale! Noi vogliamo dare sempre una
formazione a coloro che si trovano nelle nostre scuole, nei nostri ospedali, nelle
nostre chiese. Diciamo sempre questo: Gesù ama ogni essere umano, ha dato il suo sangue
per ogni essere umano! Dobbiamo veramente rispettare ogni vita. Una volta ho detto
che alla base di tutto c’è questo: in questa società, cosiddetta “secolare”, abbiamo
perso il rispetto per ogni essere umano! Non abbiamo mantenuto questo rispetto! La
Chiesa continua a parlare della sacralità della vita umana. Bisogna sempre difendere
la dignità di ogni essere umano, dal concepimento fino alla morte!